| Autore: Elos Fandom: Saga di Mondo Disco (T.Pratchett) Personaggi: Samuel Vimes, Lord Vetinari Rating: Verde Avvertimenti: Niente da segnalare, direi, se non che è breve, è scema, e forse non ha neanche troppo senso. Titolo: Rappresentanze
“E' stato un viaggio interessante,” tentò Lady Sybil. E poi, dopo un momento di silenzio: “Oh, Samuel, davvero non c'è ragione di fare quell'espressione!” “Non sto facendo nessuna espressione,” mentì Vimes spudoratamente. Lady Sybil inarcò un sopracciglio. Una lunga carriera lavorativa ad Ankh-Morpork aveva insegnato a Samuel Vimes, se non altro, quando fosse il momento di ritirarsi in buon ordine. “Sì, cara.”
“E' stato un viaggio interessante, signore?” gli chiese il sergente Colon sulla soglia del Posto di Guardia. Vimes borbottò qualcosa di indefinibile in risposta.
“Sono certo sia stato un viaggio interessante, Vimes,” affermò il Patrizio. Vetinari era famoso per la qualità delle sue cattiverie, che piovevano dall'alto gentilmente, oh, così gentilmente, atterravano sul cranio dello sventurato sottostante e, generalmente, glielo sfasciavano di botto. Le leggere gentilezze di Vimes, infatti, cadevano da un'altezza tale da aver raggiunto, al momento dell'impatto, quella che era pressapoco la velocità della luce. “Il ritiro di campagna di Lady Selachii è considerato un luogo delizioso per superare la calura dei mesi estivi, ritrovarsi in compagnia e... fare conoscenze.” Vimes si esibì nella più pietrosa delle espressioni che aveva a disposizione. Vimes aveva che fare giornalmente con nani e troll: i primi avevano sviluppato nel corso dei secoli una vera maestria nella produzione di espressioni pietrose, e i secondi avevano più pietra che espressione, in effetti. Entrambe le razze avevano avuto molto da insegnare a Samuel Vimes sull'argomento. L'idea di passare due settimane ospiti di Lady Selachii era stata un'idea di Sybil. Sybil aveva pensato che Samuel fosse stanco. Sybil aveva pensato che Samuel avesse bisogno di una vacanza. Lontano da Ankh-Morpork. In un posto tranquillo, soleggiato, arioso. A Vimes piaceva viaggiare: solo, avrebbe preferito poterlo fare senza doversi spostare dalla città. Soprattutto, avrebbe preferito poterlo fare in direzione opposta a quella di Lady Selachii e della sua cricca. La cricca di Lady Selachii era tutto quel che Vimes odiava in una cricca: un mucchio di snobboni presuntuosi con la puzza sotto il naso e i pregiudizi piantati a fondo nel mezzo delle chiappe, lì dove non batteva il sole e da dove non potevano essere fatti sloggiare facilmente. Ritrovarsi in compagnia e fare conoscenze era precisamente quello che il Comandante Vimes avrebbe voluto non fare con quel genere di persone. Le cose che avrebbe voluto fare si sarebbero tutte potute inserire, invece, in un elenco di attività eseguibili con un'ascia a due mani. Se s'aggiungeva alla cricca di Lady Selachii il fatto che il ritiro della suddetta per Nobili Snobboni fosse munito di troppa roba verde e clorofilleggiante e niente selciato sulle strade, Vimes era tornato dalla supposta vacanza con un gran desiderio di rimettere prontamente piede sul posto di lavoro e di potersi, finalmente, riposare. La cosa peggiore, pensò lui, trattenendosi a stento dal grugnire ad alta voce, era che tutti – tutti tranne Vetinari, ovviamente, perché il Patrizio di Ankh-Morpork era dotato di una raffinata forma di telepatia e sapeva sempre dove colpire per fare più male – credevano che lui dovesse essersi divertito. Era in campagna. Era in una bella casa. Tre pasti al giorno. Tutti i bagni che voleva. Elevata – si supponeva – conversazione. Praticamente l'inferno. “A proposito di Lady Selachii...” disse Vetinari, sollevando un foglio dall'ordinatissima pila che aveva alla sua destra e interrompendo l'infelice rimuginare di Vimes; “... ho ricevuto da Sua Signoria proprio stamane una lettera in cui mi si comunica un certo... dispiacere... causato dalle nuove disposizioni della Guardia Cittadina.” Vimes aggrottò la fronte. “Qui si dice,” spiegò Vetinari, aprendo la lettera e facendo scorrere gli occhi lungo il foglio, “che la nuova pattuglia di ronda nel quartiere della dimora cittadina di Lady Selachii è... a forte presenza non-umana.” Le sopracciglia di Vimes schizzarono praticamente verso l'alto. “Davvero,” disse. Non lo chiese: lo disse. “Davvero,” gli fece eco Vetinari. Chiuse la lettera e, molto delicatamente, la mise da parte. “Due nani e un troll, scrive Lady Selachii.” “Due nani e un troll, signore,” ripeté Vimes. Il sorriso di Vetinari si allargò impercettibilmente. “Due nani e un troll, Vimes?” “I capi delle minoranze etniche hanno fatto pressioni per essere maggiormente rappresentati nel centro cittadino, signore,” osservò Vimes lentamente. Vetinari si rilassò sulla sedia. “Due nani e un troll, Vimes, non mi sembra affatto una rappresentanza adeguata.” “Sono certo,” replicò Vimes, “che si possa arrivare a quattro nani e due troll per la pattuglia di ronda nei pressi di Casa Selachii.” Il sorriso di Vetinari si fece estremamente sereno. “Ecco, Vimes. Questa mi sembra una rappresentanza adeguata.” E poi, con leggerezza: “E' bello vedere che il soggiorno presso Lady Selachii l'ha lasciata carico e pronto a riprendere il suo posto.” Questa volta, Vimes non riuscì a trattenere il grugnito.
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