Vendicanorsi, Storie scritte per il Writing Day!

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Elos
view post Posted on 16/11/2013, 01:45




Eeeeee... all right, una volta di più il Writing Day mi coglie nel mezzo di un periodo di studio. In questo caso, di tesi. Ergo dunque, ne approfittiamo per scribacchiare qualcosa, sia mai che ci si sblocca il cervello e la tesi ne viene fuori migliorata.

Emme e Geilie, le signore del Writing Day, avevano espresso una preferenza per storie a tema Loki; ora, Loki mi piace molto, tranne quando sorride, e quando strappa gli occhi della gente, e quando è Molto Occupato a progettare genocidi e, ehi, aspetta, ciò significa che Loki non mi piace per niente.
Gli sono particolarmente affezionata come personaggio, ma mi terrorizza come solo lo Squalo dell'omonimo film.
Dunque, Loki è forse un po' troppo per me, ma il fandom dei Vendicatori era lì, ed era simpatico e carino. Vediamo cosa ne esce fuori.

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Autore: Elos
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 770
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.


.brindisi



“Un brindisi,” dice Stark, e solleva la lattina che impugna con la mano destra, “un brindisi all'aggiornamento del sistema di controllo dei repulsori. Senza di quello, oggi sarebbe probabilmente andata peggio.”
“Un brindisi,” aggiunge Natasha, dopo un lungo, lungo, lungo sorso di birra, “a Bruce. Senza di lui, oggi sarebbe sicuramente andata peggio.”
“Un brindisi a Barton,” bofonchia Steve, senza alzare la testa dai cuscini del divano: Natasha gli ha poggiato un sacchetto pieno di ghiaccio sul retro del capo nel tentativo di sgonfiare quella che sembra essere la madre di tutti i lividi. “Cinquecento metri in caduta libera senza saper volare e senza un paracadute, e non abbiamo neanche dovuto scrostarlo dall'asfalto. Congratulazioni.”
Non suona precisamente irritato, ma Clint assume la faccia più colpevole del suo repertorio.
Sono tutti stravaccati tra i divani e il pavimento del soggiorno comune della Torre Stark. Lo zigomo destro di Clint ha l'aspetto di qualcosa che abbia appena avuto un incontro ravvicinato con l'asteroide di Deep Impact, Stark ha una lattina aperta nella mano destra ed una chiusa premuta contro un occhio gonfio e pesto come una prugna e il dottor Banner occupa da solo una buona metà di uno dei divani, con un braccio gettato sulla faccia e l'aspetto di qualcuno che si lascerebbe volentieri morire lì dove si trova, grazie tante, se tutti tenessero la voce bassa e pensassero a spegnere la luce. Natasha ha la le gambe buttate di traverso a quelle di Bruce e sembra beatamente ignara del grosso grumo di sangue che prima era stato appiccicato ai suoi calzoni e adesso decora i cuscini bianchi del divano.
Thor è in cucina si sta facendo un panino fischiettando, probabilmente, ma Thor è Thor, e Thor non conta: Thor è stato chiuso in un cilindro di vetro fatto cadere per diecimila piedi e ne è emerso con i vestiti un po' spiegazzati e i capelli vagamente in disordine. Non ci sono molte cose che lascino il segno su Thor.
“Un brindisi all'accelerazione gravitazionale,” mugugna Bruce. “Nove virgola otto metri al secondo quadrato.”
Stark piega la testa di lato e pare considerare qualcosa per un momento:
“Nove e ottantuno, in effetti. Considerando, be', che siamo a New York. Quarantunesimo parallelo e tutto il resto.”
Banner grugnisce.
“Nove virgola ottantuno metri al secondo quadrato. Che, tradotto in conseguenze, fa un essere umano estremamente spiaccicato ai piedi del grattacielo e un gruppo di paramedici, pompieri, soccorritori e spazzini notevolmente traumatizzato dalla necessità di lavarne via i resti.”
Barton svuota la lattina ed allunga la mano per prenderne un'altra; Natasha gli spinge più vicino il cartone delle birre con un piede.
Sentirsi colpevole è una sensazione inconsueta. Sentirsi colpevole per aver messo in pericolo nient'altro che sé stesso è, be', una sensazione nuova di zecca, mai usata, praticamente appena uscita dall'incarto. Ci sono giorni in cui Clint rimpiange di aver detto a Fury ehi, sicuro, i Vendicatori, mi piacciono i Vendicatori, io e i Vendicatori andiamo d'accordo, i Vendicatori vengono con un bel pacchetto allegato di simpatico appartamento al novantesimo piano di un grattacielo a New York e suona come una bella vacanza, lasciami pure da quelle parti, non c'è problema; la questione è che il pacchetto allegato di grattacielo e appartamento viene con una busta collaterale di responsabilità e sensi di colpa, e ciò non è bello per niente.
Lanciarsi dal tetto del palazzo, lì per lì, gli era sembrata una buona idea: certo migliore che non restarsene dov'era e vedere se gli Skrull riuscivano effettivamente a farli saltare tutti in aria, lui, il tetto e il palazzo. Buttarsi dai grattacieli è tuttavia un'impresa delicata, da compiersi solo dopo aver controllato di avere quel che serve, freccia, arco, una fune di sicurezza funzionante, cose così, perché, questa volta, quando la fune di sicurezza non aveva funzionato e non aveva assicurato un accidente di niente, be', era stato troppo tardi per ripensarci, tornare indietro e fingere di non averci mai provato.
Hulk l'aveva acchiappato quando già l'asfalto aveva cominciato ad assumere le sembianze di un'inevitabile certezza, e Tony aveva fritto gli Skrull che avevano cercato di venirgli dietro, ma, ehi, adesso sono tutti di cattivo umore e stanno tutti cercando di farlo sentire in colpa e, per la miseria, ci stanno riuscendo benissimo.
“Ho già detto che mi dispiace,” mugugna Clint.
Banner riesce a racimolare le energie necessarie a sollevare il braccio dalla faccia ed a rivolgergli un'occhiataccia:
“Dispiaciti di più e rifallo di meno.”
“Non rifarlo per niente,” bofonchia Steve.
Tony annuisce saviamente:
“Un brindisi a questo.”
Bevono tutti.
 
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emme
view post Posted on 16/11/2013, 12:13




Ma-ma-ma-ma! <3 Awww, sono tutti così teneri e amorosi! <3 Tutti preoccupati per Clint, e un po' incazzati ma sollevati. E niente è l'amore puro.
(Anyway, tanto per essere chiari, ti voglio un sacco bene per aver fatto lo sforzo di anche solo pensare a Loki per rendere felici me e Gy! <3)
 
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Elos
view post Posted on 16/11/2013, 17:11




(Guh, grazie. *___*)

Autore: Elos
Titolo: . non-cadere
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 340
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.

. non-cadere



Se chiude gli occhi, tutto è ancora lì: Asgard dal cielo purpureo e dalle stanze dorate, l'orlo azzurro della gonna di Frigga e una mano di Odino posata sulla sua spalla, il sapore della neve d'inverno, della sabbia dell'arena, l'odore di paglia della stalla, l'ombra di suo fratello sempre a non più di cinque centimetri dalla sua, che colore prendevano le lune di Asgard viste dall'orlo del Bifrost.
Se chiude gli occhi, tutto è ancora lì. Intatto.

La questione è: il Bifrost non è un vero ponte e Asgard non è un vero mondo e Loki non sta veramente cadendo.
Non-cadrà a lungo, tuttavia. Il pensiero non è una consolazione.

Chiude gli occhi. Ricorda, e se chiude gli occhi, tutto è ancora lì: i disegni delle nuvole nei pomeriggi di sole, le mani bianche di Frigga, il trono e dividere il letto con qualcuno. Manciate di giorni eccellenti. Le strade vaste di Asgard, sette volte in cui Thor l'aveva guardato come guardava Odino, cinque volte e mezza in cui Odino l'aveva guardato come guardava Thor.

Chiude gli occhi. Ricorda, e se chiude gli occhi, tutto è ancora lì: le mani bianche di Frigga non-madre e quella di Odino non-padre e Asgard che non gli appartiene e il sapore della neve di Jotunheim, com'è stato facile macchiare di sangue il trono d'oro e i giorni eccellenti con il gusto rancido della menzogna.

La memoria è nera come l'ala di un corvo e la verità è un becco, un artiglio, la verità è ferocissima e gelata e Loki ricorda e Loki pensa. L'ombra di suo fratello sempre cinque centimetri più alta della sua, un infinito numero di volte in cui Odino non l'aveva guardato come guardava Thor, e Frigga, Frigga che sapeva la verità e che gli ha mentito, quella è una qualità di tradimento più marcia di tutte le altre.

Loki non-cade, non-atterra, ma pensa e ricorda, e i ricordi rimasticati gli infestano l'anima come spettri, come una piaga.
Non-cadrà a lungo. Moltissimo tempo per pensare. Moltissimo tempo per lasciarsi infestare.

. cannonata in C2



La conferenza aveva smesso di essere interessante approssimativamente sette minuti dopo il suo inizio; tenendo conto del fatto che cinque di quei sette minuti erano stati spesi dal conferenziere litigando con il microfono e minacciando di farsi strangolare dal cavo dello stesso, e che a tutto ciò sono seguiti altri centotrentotto minuti della più barbosissima palla pseudosocial-economico-internazionale che mai avesse afflitto testicoli umani, Tony è sul punto di spararsi un colpo. O di spararlo al conferenziere, indifferentemente.
Bruce ha cercato di sfuggire alla tortura sostenendo che le conferenze lo rendono irritabile, ma Pepper si è limitata a rivolgergli un'occhiata alla bel tentativo, Banner e a passargli una cravatta adatta all'occasione; ed ecco spiegato perché Bruce sta attualmente sonnecchiando ad occhi aperti nella sua poltroncina a meno di mezzo metro da lui.
Se non fosse per Pepper, Tony scavalcherebbe il sedile e si dirigerebbe dritto filato alla più vicina uscita di emergenza; ma Pepper è seduta a circa cinque centimetri dal suo fianco destro, l'espressione educatissima e vacua di qualcuno che stia esteriormente ascoltando ed interiormente dormendo, e Pepper non approva sedili scavalcati, conferenze abbandonate e cose così, e i residui di Extremis mettono Pepper di cattivo umore, con scoppi d'ira occasionali e grossi fori sfrigolanti lasciati nel pavimento o nella tappezzeria quando Tony arriva a farle grattare il fondo della sua pazienza.
Un foro nel pavimento è l'ultima cosa che vogliono in questo momento. No, davvero. La sala sarebbe evacuata, la conferenza interrotta e Tony sarebbe salvo, ma la stampa impazzirebbe per una storia così, e gli investitori darebbero di matto, e Pepper... No. Niente fori nel pavimento.
Pepper ha pensato la cosa per bene: gli ha sequestrato il cellulare, il tablet e l'orologio prima che entrasse in sala - “Giocare a Crazy Fruits mentre qualcuno sta parlando non è educato, Tony.” - e ha fatto sedere Bruce a due posti di distanza, dall'altra parte di un tecnico di laboratorio del Reparto Ricerca e Sviluppo con la faccia di un tredicenne. Non c'è fuga. Non c'è salvezza. Non c'è modo di passare il tempo. Non c'è...
Tony dà di gomito al tecnico di laboratorio, che sobbalza sulla poltroncina e gira la testa per guardarlo con aria cauta. La sistemazione dei posti non dev'essere di suo gradimento: ha passato tutti e centoquarantacinque i minuti della conferenza con il medesimo atteggiamento sereno e rilassato di qualcuno a cui sia stato chiesto di sedersi su un cuscino di chiodi arroventati.
Tony inarca le sopracciglia, due volte, per la mera soddisfazione di vedere la preoccupazione sulla faccia sbarbata del tecnico trasformarsi in panico, prima di chiedergli a bassissima voce:
“Ha una biro?”
Il tecnico apre bocca, la richiude, lancia un'occhiata a Pepper.
“Una biro,” ripete in un bisbiglio perplesso.
Tony annuisce.
Il tecnico si palpa la giacca, si palpa i calzoni, e fa emergere da una delle tasche una biro dal tappo smangiucchiato. La allunga verso Tony e poi pare ripensarci – venti punti al tecnico – e la posa sul bracciolo della poltrona.
Tony lo premia con un sorriso raggiante. Gira il programma della conferenza – Pepper gli rivolge un'occhiataccia, ma Tony non ha un tablet in mano, non sta giocando a Crazy Fruits, non sta scappando dalla conferenza e non ha sparato al conferenziere, è ancora tutto a posto – e scribacchia qualcosa sul retro del foglio. Altra gomitata al tecnico e il programma gli viene cacciato tra le mani:
“Passa a Banner.”
Il tecnico sgrana gli occhi. Apre bocca, la richiude, lancia un'occhiata a Pepper, lancia un'occhiata a Bruce, guarda il foglio e infine esegue.
Si affloscia sulla poltroncina, e Tony resiste all'impulso di fargli pat pat sulla spalla.

Il programma della conferenza gli torna indietro mezzo minuto più tardi. La faccia del tecnico di laboratorio è passata dalla confusione alla rassegnazione: pare chiedersi se venga effettivamente pagato abbastanza per tutto ciò, anni ed anni di studio per ottenere un curriculum che lo faccia assumere alle Industrie Stark e adesso è lì che passa bigliettini tra Hulk e il suo capo.

Noia. Noia noia noia palle palle palle noia palle, aveva scritto Tony, e:

Noia. Noia noia noia palle palle palle noia palle
E' bello vedere che i problemi del sociale fanno presa su di te, Tony.


è quel che gli è tornato indietro.

Noia. Noia noia noia palle palle palle noia palle
E' bello vedere che i problemi del sociale fanno presa su di te, Tony.

Noia palle noia, Bruce. Palle palle noia.


Noia. Noia noia noia palle palle palle noia palle
E' bello vedere che i problemi del sociale fanno presa su di te, Tony.
Noia palle noia, Bruce. Palle palle noia.

Pepper ti sta guardando. Non sembra molto contenta.[/I]

Tony si gira e Pepper [I]effettivamente
lo sta guardando e effettivamente non sembra molto contenta. Tony tenta il miglior sorriso del suo repertorio e le palpebre di Pepper si assottigliano pericolosamente.

Dobbiamo scappare da qui. Facciamo scattare l'allarme antincendio.

No.

Dottor Bruce, dottor Bruce, Hulk può uscire fuori a giocare? Solo cinque minuti!


Il tecnico di laboratorio sgrana gli occhi e sbianca in faccia, passando il messaggio, ma non dice una parola: cerca solo di farsi piccolo piccolo sulla poltroncina, dando tutta l'impressione di qualcuno che vorrebbe essere altrove, ovunque, ma altrove.
Questa volta, il programma della conferenza torna a Tony senza aggiunte.

Bruce?

Non mi ignorare, Bruce.

Ignorarmi non servirà a niente.

Non puoi ignorarmi per le prossime due ore.

Bruce.

Bruce?

Brrrrrruce?

BRUCE.


Senza distogliere lo sguardo dal conferenziere, il dottor Banner allunga molto lentamente una mano, sfila dalle mani del tecnico il programma delle conferenze che Tony continua a cercare di fargli passare e, molto serenamente, l'accartoccia e se lo ficca in tasca.
“Credo di dover andare in bagno,” afferma il tecnico, alzandosi in piedi di scatto.
Tony si scansa per farlo passare e Pepper ne approfitta per ficcargli due dita in un fianco, dolorosamente; Tony soffoca un mugolio e si piega tutto da una parte, e il programma di Pepper gli viene pressato contro la faccia:

Vuoi passare la prossima settimana dormendo sul divano??? E' questo che vuoi???

Ahi, ahi. Tre punti interrogativi, tre punti interrogativi sono sempre un brutto segno. Tony le rivolge un'occhiata da cane bastonato e si affloscia sulla poltroncina.
Dio. Palle palle palle palle noia, i suoi poveri testicoli essiccati, noia, noia, per quanti minuti ancora, noia, palle, noia palle, noia...
Lo spigolo di un programma stropicciato gli punzecchia la mano sinistra; Tony lo afferra senza pensarci e lo piega per leggere lo scarabocchio sull'ultima facciata di nascosto da Pepper.

Battaglia navale? Ha scritto Bruce.

Quando Tony alza la faccia, Bruce sta ancora fissando dritto avanti a sé, ma ha un sorrisetto vaghissimo a piegargli la bocca tutta da una parte.

Battaglia navale?
Cannonata in C2.


. estote parati



Da uno scomparto nello stinco destro dell'armatura era saltata fuori una coppia di cacciaviti lunga un palmo, da una sezione scorrevole all'interno della placca che copriva l'omero era emersa una chiave a stella e c'era apparentemente una pinzetta nascosta nel blocco di uscita dei missili sulla spalla.
Clint aveva inarcato un sopracciglio e Stark aveva aggrottato la fronte:
“Be'? Che c'è di strano? Estote parati!”
Clint aveva rabbrividito:
“Ho avuto quest'improvvisa visione di te in una divisa da boy scout, Stark, ed è una di quelle immagini delle quali avrei volentieri continuato a fare a meno.”
“Ridi, ridi pure. Sono certo di poter riparare almeno uno dei repulsori. Forse anche tutti e due. Datemi un'ora, due al massimo, e saremo fuori di qui.”
Adesso, di ore ne sono passate tre. Dalle crepe nelle macerie passava una luce flebile e calda, al principio, che è andata affievolendosi con il trascorrere nel tempo; l'aria filtra, la pila di cemento e sbarre d'acciaio che preme sulle loro teste pare relativamente solida e la temperatura nella sacca in cui sono rimasti bloccati è relativamente mite. Tutto sommato, Clint una volta ha passato trentasei ore sepolto vivo in una cava di zinco, con un carrello da minatore pressato contro le gambe e un indefinito numero di tonnellate di terra a premergli sul petto: la situazione attuale non raggiunge neanche la Top Ten delle Situazioni Più Schifose Nelle Quali Mi Sia Mai Trovato.
Il magazzino di Macy's è venuto giù quando, fortunatamente, tutti i piani erano già stati evacuati: Clint ha visto le pareti accartocciarsi come un castello di carte sotto al peso della Sentinella crollata e ha tirato via Natasha prima che una colonna caduta ne facesse marmellata sul pavimento. Ha visto il soffitto venire loro incontro e il guizzo rosso e oro dell'armatura di Iron Man mettersi in mezzo per rallentare il crollo.
Poi, buio per cinque minuti. Si è svegliato sepolto sotto a tre piani di Macy's al suono del respiro di Natasha, inginocchiata alla sua sinistra, e delle sonore imprecazioni di Stark, con la luce azzurrata del reattore ad illuminare la cupola di macerie.
L'impatto aveva rotto i condotti che alimentavano l'armatura; niente condotti, aveva spiegato Stark, niente energia; niente energia, niente armatura. Niente armatura, niente repulsori, e niente repulsori...
“Siamo bloccati qui,” aveva concluso Natasha. E poi, rivolgendo il più dolce dei suoi sorrisi a Stark, uno di quei sorrisi capaci di spingere Fury a fare due passi indietro e a controllare la sicura della pistola, aveva aggiunto: “Ma non c'è ragione di preoccuparsi, Stark. Sei in buona compagnia.”
“Hai esagerato,” bofonchia adesso Clint a Natasha. Da un quarto d'ora a quella parte Stark ha smesso di armeggiare con lo scheletro sventrato del guanto destro dell'armatura e si sta limitando a punzecchiare il repulsore con il cacciavite, l'espressione vagamente maniacale. “L'hai spinto in modalità ossessiva.”
Natasha inclina il capo da una parte e scrolla appena le spalle, divertita:
“Pensi sia ora di spegnerlo?”
“Penso che, se lo facciamo uscire di qui nella fase di stress ascendente, Potts ci spedirà il conto dello psichiatra.”
La risata silenziosa di Natasha è uno dei suoni più belli che Clint abbia mai sentito. Gli preme su una spalla e Clint l'asseconda e si sdraia per terra, le braccia incrociate a far da cuscino alla testa e le ginocchia sollevate. Natasha gli posa il capo sulla pancia e intreccia le mani all'altezza del ventre.
“Ehi, Stark!”
Stark gira la testa. Le sue sopracciglia balzano prontamente verso l'alto e la sua faccia passa attraverso tutta una serie di affascinanti contorsioni:
“Cos... cosa state, perché, cosa, cos'è, l'ora del riposino?”
“Stai effettivamente risolvendo qualcosa,” si informa Natasha, il tono sereno, “o speri solo che quel repulsore venga colpito da un'improvvisa epifania?”
Stark grugnisce e solleva nuovamente il cacciavite.
“Stark.”
“Che c'è?”
“Metti giù tutto. Niente sta esplodendo; la battaglia dev'essere finita e prima o poi qualcuno verrà a scavare qui sotto. Continuare a giocare all'Allegro Chirurgo Pazzo con la carcassa dell'armatura non migliorerà le cose.”
Tony pare esitare. Per un lungo momento, Clint pensa che non le darà ascolto, che tornerà al suo cacciavite e al suo guanto: ma poi Stark scrolla le spalle e mette veramente giù tutto e va a sedersi accanto a Natasha. Natasha si tira su quel tanto necessario ad afferrarlo per una spalla e a strattonarlo verso il basso, spingendolo con la testa sulla propria pancia; Tony l'asseconda, ma anche nella penombra Clint riesce a vedere la rigidità della sua postura, l'espressione sorpresa sulla sua faccia.
“Rilassati,” gli dice Natasha. Gli preme due dita contro la radice del naso, strofinando piano. E poi, con una punta d'esasperazione nella voce: “Riesco a sentirti pensare da qui.”
“Effetti collaterali dell'essere un genio.”
“E invece che effetti collaterali dà la modestia?”
“Modestia, cos'è, si mangia? Mai sentita nominare.”
Natasha ride di nuovo senza far rumore. Con la testa piegata, Clint riesce a vedere il vago sorriso soddisfatto sulla faccia di Stark.
Nel buio, formano una specie di strano nodo in tre parti.
“Dormi,” dice Natasha. Lo dice a Stark, ma ha una mano posata sul ginocchio di Clint. “I tuoi problemi saranno già svegli per quando ti sarai alzato.”

Clint apre gli occhi con l'impressione di averli chiusi solo cinque minuti prima.
Si sveglia sepolto sotto a tre piani di Macy's al non-suono del respiro di Natasha, sdraiata con la testa sul suo ventre, vigile e cosciente, e di quello quieto e roco di Stark, con la luce azzurrata del reattore ad illuminare la cupola di macerie. Il soffitto della sacca trema leggermente, vibrando: qualcuno, un po' più su, sta smuovendo pezzi della pila per farsi spazio verso il basso.
“Cinque dollari che si tratta di Rogers,” bisbiglia.
Stark grugnisce nel sonno, ma Natasha inarca la testa per rivolgergli un sorriso affilato:
“Dieci sull'Hulk.”
“Andata.”

. Valhalla



To fight the horde, singing and crying: Valhalla, I am coming!

Finiranno così, pensa Tony. Oggi no, domani neppure, ma finiranno così; un giorno si sveglieranno e i nemici alla loro porta saranno troppi: e così Tony vedrà Natasha cadere, Clint cadere, Steve con la testa piegata e Hulk sopraffatto e Thor, Thor che ha vissuto per centinaia di centinaia di anni, Thor che viene da un altro mondo, da un altro universo, Thor tornerà ad Asgard e sarà tutto quel che resta – o forse non vorrà tornare, e cadrà con loro.
Sono diventati una strana cosa in sei parti per fermare un'armata, ma le armate continuano ad arrivare, gli anni a pesare, Tony non si farà certo più giovane, Bruce è sempre più stanco ogni giorno che passa, Clint si sveglierà un bel giorno ed avrà bisogno di un paio di occhiali per vederci bene, Natasha avrà l'artrite. Lasceranno soli quelli che non invecchiano. E' un pensiero terribile.
Un giorno si sveglieranno e i nemici alla loro porta saranno troppi; non saranno abbastanza per fermarli, e loro se ne andranno così. Tutto finito. Così.
Se ne andranno e, Dio, pensa Tony, Dio, fa' che ce ne andiamo portandoci dietro tutti gli altri, spingendoci avanti un'orda di nemici morti, oggi ceneremo all'inferno e via discorrendo, finirà così, ce ne andremo così, ed oggi no, domani neppure, ma oggi no, domani neppure, domani neppure, domani neppure.

Autore: Elos
Titolo: . tradizioni
Fandom: The Avengers
Personaggi: Steve Rogers, Maria Hill
Rating: Verde
Conteggio parole: 315
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.

. tradizione



Il primo bacio di Steve gli viene dato da una ragazza bionda che non conosce, in uno scantinato dall'odore ferroso, sotto alla luce elettrica di una fila di lampade ronzanti. E' umido e caldo e bizzarro e Steve non è ben certo di quale sia il punto in tutto ciò, ma le mani della ragazza gli stringono la divisa e le unghie della ragazza gli graffiano la pelle e c'è un brivido di confuso piacere che gli scorre lungo la schiena.
Il secondo bacio di Steve gli arriva da Peggy. E' umido e caldo e la cosa più bella che Steve abbia mai provato, perché questa è Peggy, che bacia come spara, e Peggy che spara è... Peggy che spara è il modo in cui Peggy è più Peggy. Steve incarta questo bacio come una cosa preziosa: viene via con lui, non se lo lascia alle spalle, anche verso il ghiaccio e nel ghiaccio e dopo il ghiaccio. Il secondo bacio di Steve atterra dritto dritto nel Ventunesimo Secolo senza essere invecchiato di un solo giorno.
Il terzo bacio di Steve è il primo che parta da Steve e atterri su qualcun altro: Steve ha paura di aver commesso un errore terribile, ma è... umido e caldo e tutto quel che Steve ricordava, e la persona sotto le sue mani ha i fianchi snelli e il ventre piatto e le labbra lisce come la seta, la persona sotto le sue mani spara come sparava Peggy, anche se non è Peggy, e Steve vorrebbe... a Steve piacerebbe che...
La stanza odora di vischio e il ramo sopra alle loro teste oscilla debolmente nella corrente della porta aperta.
“E' Natale,” bisbiglia, socchiudendo appena gli occhi. “E' tradizione.”
Maria Hill emette uno sbuffo d'incredulità e poi ride, piano, pianissimo. Ha una cicatrice bianca sullo zigomo e odora di polvere da sparo ed è bellissima.
Steve sorride.
 
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Elos
view post Posted on 16/11/2013, 21:47




Autore: Elos
Titolo: . cinque minuti
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 460
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.


. cinque minuti



“Ancora cinque minuti,” mormora Steve.
“Erano cinque minuti cinque minuti fa,” replica Non-Peggy, dolcemente. Non pare mettere troppa convinzione nelle sue proteste, tuttavia, e le sue mani fini e gentili continuano a passare tra i capelli di Steve.
Non-Peggy sa di acqua di rose e di lacca per capelli. Non-Peggy ha i capelli castani e porta un vestito rosso e ha il viso di Peggy e le mani di Peggy e la voce di Peggy e il profumo di Peggy. Non-Peggy è una crudeltà orribile e oscena ed è un bene che Tony abbia afferrato Arcade e l'abbia trascinato di peso verso l'Elivolo, perché se Steve avesse tra le mani, adesso... se potesse solo mettergli le mani attorno al collo, se solo potesse...
“Va tutto bene, Steve,” sussurra Non-Peggy. “Andrà tutto bene.”
Steve vorrebbe riuscire a piangere. Se piangesse, forse il nodo che ha in gola andrebbe via e potrebbe respirare: è come l'asma, e peggio dell'asma, e l'odore d'acqua di rose gli ha invaso la testa.
“Mi manchi, Peggy. Mi manchi orribilmente.”
Non-Peggy, che non è Peggy e non può essere Peggy ed ha un motore al posto del cuore ed è solo qualcosa che Arcade ha messo insieme per fare male a Steve, ma che parla come Peggy e si comporta come Peggy e guarda Steve come lo guarderebbe Peggy, se fosse qui, oggi, se fosse viva, Non-Peggy gli passa un braccio sotto al petto e uno sopra alla schiena e lo tiene stretto a sé.
“Anche tu, Steve,” bisbiglia. Ha la voce infinitamente stanca.
Gli altri hanno lasciato Steve e Non-Peggy soli, perché Non-Peggy viene con una brevissima data di scadenza e Steve vuole... solo un altro po' di tempo, solo un altro po', se solo Non-Peggy riuscisse a tenere duro solo un altro po'...
Steve si chiede se non fosse questo il vero piano di Arcade: lasciarlo vincere, lasciargli avere Non-Peggy per quei cinque minuti dopo la battaglia, perché Steve ha provato molte qualità di dolore, molte categorie, ma questa? Questa le batte tutte. Questa è senza paragone.
Appoggia la testa al grembo di Non-Peggy, Peggy – si sente stanco com'è stanca la voce di lei – e chiude gli occhi.
“Peggy...?”
“Shhh, Steve,” gli bisbiglia Peggy in un orecchio, spossata. “Shhh. Va tutto bene. Andrà tutto bene. E' finita, Steve. E' tutto finito.”
Sente il suo cuore ticchettare, da così vicino. Sente il cuore di Non-Peggy battere e cigolare, e quando il meccanismo si ferma e Non-Peggy si spegne, Steve comincia a mugolare, mugola e geme come un animale ferito e non riesce a fermarsi; e sta ancora emettendo quei versi, così, quando le mani di Natasha gli si posano sulle spalle e lo tirano via.

Autore: Elos
Titolo: . la quinta volta
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Arancione
Conteggio parole: 1030
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.


. la quinta volta



Do not fear for my reason
There's nothing to hide
How bitter your treason
How bitter the lie
Remember the runes
And remember the light
All I ever want
Is to be at you side

La prima volta, il Distruttore fa il suo lavoro e di Thor resta solo una chiazza di grasso.
Dopo Thor, il Distruttore uccide la ragazza che aveva urlato vedendo Thor bruciare, e poi la ragazza dietro di lei, e gli uomini vestiti di nero, tutta la città. Le case bruciano, il suolo fonde, il Distruttore passa da un edificio all'altro e da una strada alla successiva senza fretta.
Con Thor morto, non c'è nessuno ad impedire a Loki di distruggere Jotunheim, e quando Odino finalmente si sveglia e lo raggiunge sul Bifrost, Loki si gira e lo guarda e lo guarda e lo guarda.
“Era questo che speravi, padre?” chiede Loki. I mondi bruciano alle sue spalle e il Bifrost tremola e si crepa.
“Era questo che volevi?”
La prima volta, finisce così.

La seconda volta è sul Bifrost: Loki si abbassa e Mjolnir gli passa sopra la testa, Thor cerca di scansarsi, Loki gli va incontro, Thor non ha il tempo di spostarsi e Gungnir gli si schianta sullo sterno, sull'addome, gli fracassa le costole e lo spinge indietro.
I piedi di Thor superano l'orlo del Bifrost e sulla faccia di Thor si dipinge tutto un universo di incredulità: non riesce a credere, Thor, che non ci sia più nulla che possa salvarlo.
Con Thor morto, non c'è nessuno ad impedire a Loki di distruggere Jotunheim, e quando Odino finalmente si sveglia e lo raggiunge sul Bifrost, Loki si gira e lo guarda e lo guarda e lo guarda.
“Era questo che speravi, padre?” chiede Loki. I mondi bruciano alle sue spalle e il Bifrost tremola e si crepa.
“Era questo che volevi?”
La seconda volta, finisce così.

La terza volta accade sulla Terra. C'è stato già il Bifrost, di mezzo, un milione di miliardi di anni passati a cadere tra i mondi e gli universi, nelle infinità vuote dove non si cade, non si atterra, cieco e sordo e svuotato, macerando in sé stesso e cercando di dimenticare, di mettere da parte, rimuovere e sezionare Asgard e Odino e Frigga e Thor e bugie e bugie e bugie e bugie.
Loki scavalca il cadavere di Phil Coulson e afferra la leva sul suo pannello e la strattona. Thor ha il tempo di guardarlo incredulo per un decimo di secondo e poi precipita; e questa volta non farà in tempo, questa volta non riuscirà ad uscirne.
I resti di Thor su una spiaggia dalla sabbia bruna e il viso di Thor pieno di sangue e Mjolnir come una stella morta immersa per metà nell'acqua salmastra. Non lo vede davvero, ma è come se lo vedesse, e il ricordo-non-ricordo gli si sedimenta nello stomaco come un macigno, inamovibile, come un tizzone.
Con Thor morto, non c'è nessuno a rallentare Loki sul balcone della Torre Stark. Va a cercare l'Uomo di Ferro e gli strappa dal petto la stella di vetro azzurro che aveva fermato lo scettro, e poi l'agente Barton, per fargli mangiare una delle sue stesse frecce. Quando la bestia dalla pelle verde riesce a mettergli le mani addosso, finalmente, spezzandogli le costole e le gambe e la schiena, Loki ride e soffoca e si contorce mentre le dita del mostro gli si stringono attorno.
Il cielo della Terra è alieno e innaturale, quando lo guarda, non si vedono lune, il sole è pallido, i colori sfocati. Da qualche parte lassù c'è Odino che lo guarda e lo guarda e lo guarda.
“Era questo che speravi, padre?” chiede Loki.
L'Hulk ruggisce e stringe la mano un altro po'.
“Era questo che...”
La terza volta, finisce così.

La quarta volta il pugnale di Loki trova la sua strada per la milza di Thor, e quando Thor si piega e boccheggia e sputa sangue, Loki torce il polso ed estrae il pugnale e glielo pianta in gola. Gli occhi di Thor si velano e la mano che stringeva Mjolnir pare perdere di forza e Loki spinge e spinge a fondo e alla fine qualcosa si spezza. Il fiotto di sangue che cola dalla bocca di Thor è più nero che rosso, il sangue che non dovrebbe mai vedere la luce, e Thor scivola da una parte e cade oltre l'orlo del balcone della Torre Stark e precipita verso terra e il ricordo-ricordo della faccia svuotata e straziata di Thor gli resta in gola, negli occhi, gli si incide a fuoco dietro le palpebre e Loki sa che lo ricorderà finché vive, sa che ogni passo che muoverà, adesso, sarà un passo all'ombra della sua memoria.
Con Thor morto, non c'è nessuno a rallentare Loki sul balcone della Torre Stark. Va a cercare l'Uomo di Ferro e va a cercare l'agente Barton e il mostro dalla pelle verde lo trova e gli serra le mani attorno e lo fa in pezzi mentre Odino lo guarda e lo guarda e lo guarda.
Non era questo, forse, quello che Odino aveva sperato.
Quando il mostro gli spezza l'osso del collo, è quasi un sollievo.
La quarta volta, finisce così.

La quinta volta, sono sull'orlo del Bifrost. Thor ha una mano sullo scettro di Odino ed una sul bordo del ponte e più di metà del corpo già sporto nel vuoto, ed è tutto quel che sta impedendo a Loki di cadere.
Thor scivola, perde la presa: sta cadendo in avanti e basterà il suo peso ad ucciderlo, pensa Loki, confusamente. Lo sta tirando sotto senza sforzo. Ancora un minuto, ancora un momento, e precipiteranno entrambi, un milione di miliardi di anni passati a cadere, un milione di miliardi di anni in cui Odino dovrà fare a meno di Thor, Odino dovrà... Odino...
Thor perde un altro centimetro di presa sul ponte e serra i denti, serra la mano attorno allo scettro, e i pensieri di Loki si cristallizzano attorno a quella stretta, lasciami, pensa, lasciami andare, lasciami, lasciami, lasciami.
Thor cerca di fare un ultimo sforzo per tirarlo al sicuro – cadrà, pensa Loki, cadremo entrambi – e Loki apre la mano e si lascia andare.
Odino dorme, Thor non può vedere nel buio tra i mondi: non c'è nessuno a guardarlo cadere.

La quinta volta, finisce così.
 
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Elos
view post Posted on 17/11/2013, 12:59




Autore: Elos
Titolo: . sogni - cuciture
Fandom: The Avengers
Personaggi: Loki
Rating: Arancione
Conteggio parole: 150
Avvertimenti: Non per stomaci delicati

. sogni – cuciture



E' sempre lo stesso sogno, tutte le notti.
Nel sogno, Frigga prepara il filo e Sif le porge l'ago e Volstagg gli tiene fermo il viso e Odino non dice niente e guarda: guarda mentre Frigga passa il filo a Sif e Sif lo infila nella cruna dell'ago e Volstagg gli piega il capo da una parte e Thor gli pianta l'ago in un labbro e comincia a cucire, a cucire, a cucire...
Si sveglia con le mani pressate sulla bocca, ansimando, e il dolore fantasma del sogno si mescola con il ricordo della museruola d'argento e non ci sono specchi nella sua cella, non ci sono vetri. Niente in cui potersi guardare.
Gli resta perpetua l'impressione del filo nero sulle labbra, dell'ago d'argento nella carne, del viso di Thor e degli occhi di Odino e del sorriso terribile di Frigga e sta diventando pazzo, pensa Loki.
Sto diventando pazzo.



Autore: Elos
Titolo: . sogni - pesi
Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark/Iron Man
Rating: Arancione
Conteggio parole: 250
Avvertimenti: //

. sogni – pesi



E' sempre lo stesso sogno, tutte le notti.
Nel sogno, la voce di Pepper lo raggiunge nell'officina e Tony posa il saldatore, scavalca la panca e segue la voce, perché ad alcune cose non puoi dire semplicemente no, grazie, basta così, e la voce di Pepper è una di queste, il modo in cui la voce di Pepper si piega nel sorriso e quando si alza nel Tony, no, e in tutte le versioni è la voce che ama.
Sale le scale e l'aria si fa fredda intorno a lui, il soffitto buio, ci sono buchi spalancati nel cielo fuori dalle finestre e tutto ad un tratto Tony non riesce a respirare, ma Pepper lo chiama ancora e lui va. La voce di Pepper è scevra di paura, perché forse non ha visto i buchi, forse non se n'è accorta, Tony deve avvertirla, deve... Nell'atrio, c'è Pepper che sta aprendo la porta di casa e lui vorrebbe urlarle di chiudere, chiudere, non aprire neanche se hanno suonato, perché fuori c'è il vuoto, buio e freddo e vuoto, ma apre la bocca per gridare e Pepper spalanca la porta e poi Pepper è andata, e la mano di Tony si chiude sul niente.

Due mesi dopo, guarda il viso di Pepper farsi pieno di paura, la mano di Pepper tesa verso di lui e il fuoco sotto al suo corpo che precipita – Tony l'ha lasciata cadere – e pensa tutto ciò non è reale, non è reale, non è reale...



Autore: Elos
Titolo: . sogni - solo
Fandom: The Avengers
Personaggi: Steve Rogers/Capitan America
Rating: Arancione
Conteggio parole: 150
Avvertimenti: //

. sogni - solo

Non c'era sabbia né mare
né gelide onde.

Non c'era terra

né cielo in alto:

un vuoto si spalancava

e in nessun luogo erba.



E' sempre lo stesso sogno, tutte le notti.
Nel sogno, l'aereo si piega verso terra e Steve preme ancora sulla leva e chiude gli occhi. Non c'è nessuno a parlare con lui: nessuna voce di Peggy attraverso la radio a tenergli compagnia, solo un mare senza spiagge, il ghiaccio accecante e le onde gelide e nere. Il suolo è estraneo e come alieno – Steve ha visto la neve a New York e i boschi ghiacciati dell'Europa, ma Steve non aveva mai visto prima così tanto ghiaccio, bianchissimo, che inghiotte il cielo e la terra.
L'aereo scende, scende e scende, e quando colpisce l'acqua Steve resta sveglio, e le onde gli si chiudono attorno: è più duro dell'acqua e più freddo del mare e Steve non può respirare, non può muoversi, girarsi, è bloccato.
Si sente stanco. Così stanco. E' tutto così buio.
Il nero lo inghiotte.
Non lasciatemi qui.



Autore: Elos
Titolo: . sogni - lupi
Fandom: The Avengers
Personaggi: Thor
Rating: Arancione
Conteggio parole: 350
Avvertimenti: //

. sogni - lupi



E' sempre lo stesso sogno, tutte le notti.
Nel sogno, Thor sa che non c'è niente che possa fare per cambiare le cose – ed è questa la parte peggiore, perché colpisce forte, colpisce vicino al cuore. Thor non ha potuto far niente per cambiare le cose. Da un po' di tempo a quella parte, Thor raccoglie solo i pezzi.
Vorrebbe poter credere che è un sogno nato da paura e ricordi, niente che tocchi il mondo di giorno, ma il sogno continua a tornare, tutte le notti, e tutte le notti Thor si addormenta e ad occhi chiusi aspetta.
Corre sul Bifrost con le mani vuote di Mjolnir – la sua assenza come una mancanza orribile e spaventosa, risveglia ricordi e inquietudini e terrori vicini – e c'è una figura in ombra che lo attende più avanti: è snella ed alta e porta vesti nere e, quando si gira, Thor realizza che Loki ha perso ancora peso, è più magro e più smunto di quanto non lo fosse la notte precedente, tutte le notti, ha occhi infossati sugli zigomi bianchi. Erano in quello stesso punto, giorni e giorni e giorni prima, quando Loki ha aperto la mano e si è lasciato cadere.
Thor avanza con le mani tese e Loki ride – non ci sono suoni, nel sogno, e tutto è immerso come in una coltre d'ovatta – e punta un dito verso il cielo: Thor alza la testa, ed è così che li vede.
Le nuvole coprono il cielo di Asgard, e sono nere come le vesti di Loki, nere come il vuoto infinito dello spazio tra i mondi, ed hanno zanne, ed hanno artigli, e ululano senza suono mentre si contorcono e prendono forma. I lupi divorano le stelle, una ad una, e il sole, e la luna. Asgard piomba nelle tenebre e solo il sorriso bianchissimo di Loki rimane sospeso nel buio.
“Loki,” chiama Thor. “Loki.” Nel buio, la sua voce è tornata. “Loki.”
Non farmi questo, prega Thor. Non farmi questo.

Il sogno si conclude così. Tutte le notti, si conclude così.
 
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Elos
view post Posted on 17/11/2013, 15:48




Autore: Elos
Titolo: . evolvi o muori
Fandom: The Avengers
Personaggi: Pepper Potts, Aldrich Kilian
Rating: Arancione
Conteggio parole: 250
Avvertimenti: Non per stomaci delicati.

. evolvi o muori



Aldrich Killian le posa la bocca accanto a un orecchio e Pepper rabbrividisce, si contrae, cerca di sfuggirgli. Le bande metalliche la tengono ferma contro il pianale freddo della barella: sente la pelle raschiare contro gli spigoli e non c'è fuga.
Disgustata, sente il respiro di Killian umido sulla gola.
“Il procedimento potrebbe rivelarsi sfortunatamente doloroso, Pepper,” dice Killian, e il disgusto, lo schifo, tutto si congela in una sensazione di panico ghiacciato. Pepper cerca di scalciare, inarca la schiena, flette le braccia e cerca di tirar via i polsi dalle manette, non vuole, non vuole, non vuole, Tony, Tony, Tony!
La siringa le penetra nella carne esposta dell'incavo del gomito: la cosa che le si sparge nelle vene è fredda, al principio, ma poi comincia a pizzicare, a bruciare, e il mondo di Pepper va a fuoco.
Evolvi o muori, Pepper, le dice Killian. Per un minuto Pepper pensa che morire sarebbe meglio, meglio che soffrire così, Dio, il corpo umano non è pensato per sopportare... non è pensato per sentirsi sciogliere, bruciare, per sentirsi la pelle integra e lo stomaco in fiamme, non è pensato per la sensazione delle ossa che si arroventano dall'interno, del respiro che sfrigola contro la gola, nei polmoni, è un rogo, è un supplizio, è tortura, Tony, Tony, Tony, ed è pensando a Tony che stringe i denti e che si fotta Killian, fottiti, Killian.
Pepper non morirà lì. Pepper non farà questo a Tony.

La metamorfosi di Pepper comincia nel fuoco.



Autore: Elos
Titolo: . metamorfosi
Fandom: Mitologia nordica
Personaggi: Loki
Rating: Arancione
Conteggio parole: 400
Avvertimenti: Non per stomaci delicati, bestiality (per così si può dire; non descritta, in ogni caso, perché, oh, bleah, no).

. metamorfosi



Il piano, al principio, sembra un buon piano. Freya non gli piace – noiosa, noiosa Freya dai capelli troppo biondi, Freya che ha riso di lui alla festa d'estate – ma l'idea è arrivata a Loki un bel mattino e non è riuscito a togliersela dalla testa. Le idee di Loki funzionano in questo modo: giungono improvvise e gli rimangono dentro, sedimentandosi, finché non riesce a liberarsene.
Il piano sembra un buon piano, ma non piacerebbe a Thor. Thor non ha un senso dell'umorismo. Thor è un cretino, e in ogni caso il piano è di Loki, Loki, ed è un piano simpatico e sarà divertente.
Il piano sembra un buon piano, e continua a sembrare un buon piano fino a quando il cavallo – che non è veramente un cavallo, così come il costruttore non è precisamente un costruttore e quelle che stanno venendo innalzate non sono precisamente mura, ma la differenza, vista da qui, è ininfluente – non gli si avvicina: e ci sono due teste, in una metamorfosi, la tua e quella dell'animale che sei. E' la ragione per cui cambiare è così pericoloso. C'è chi perde sé stesso, in un cambiamento. C'è chi non riesce più a tornare – non vuole più tornare – indietro.
Il cavallo/non-cavallo del costruttore gli si avvicina e Loki/Non-Loki nel suo corpo di puledra e con la sua testa di Loki pensa con orrore alla cosa mostruosa che sta per accadere e che non aveva considerato potesse succedere, quando aveva pianificato, non ci aveva pensato, non aveva creduto... E la cosa peggiore è che alla testa di Non-Loki non importa, è tutto a posto, tutto naturale, tutto secondo ragione, lui/lei/loro sono un cavallo, il cavallo del costruttore è un cavallo/non-cavallo, tutto funziona.

E dopo non si può più tornare indietro, perché passare da un corpo all'altro mentre c'è qualcosa che gli germoglia dentro ucciderebbe il germoglio, sicuro, ma ucciderebbe anche lui, ed è mostruoso e osceno e Thor non deve saperne niente.
Così, Loki si nasconde.

Il bambino che nasce, un indeterminato numero di giorni dopo, non è un bambino e non è un cavallo – neanche un cavallo/non-cavallo – e ha troppe zampe e nasce morto. Se fosse nato vivo sarebbe stato un problema, ma è nato morto, così non è un problema, ed è orribile lo stesso.
Thor non deve sapere. Nessuno deve sapere. Loki nasconde, nasconde, nasconde.
Nasconde.



Autore: Elos
Titolo: . prima che
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 820
Avvertimenti: //

. prima che

Prima che il mondo crolli.



Alla fine, dopo che tutto quel che poteva essere detto è stato detto, dopo che Nick Fury – Nick Fury! – li ha senza troppe cerimonie buttati fuori dal suo ufficio e ha dato loro ventiquattr'ore per fare testamento, scrivere le proprie memorie, occuparsi degli ultimi affari, qualunque cosa debbano fare prima che... be', prima che, prima, insomma, dopo che Phil Coulson si è graziosamente scusato e si è defilato in direzione del primo jet in partenza per Portland, dopo che hanno parcheggiato il Quinjet sulla cima della torre Stark – la torre dei Vendicatori – e si sono radunati tutti nell'area comune, stanchi e incerti e con l'ansia come una cosa viva sotto la pelle, dopo tutto ciò, si guardano in faccia, tra di loro, e non sembrano saper bene cosa dire.
Poco sorprendentemente, è Stark a rompere il silenzio:
“Agente Romanoff.”
Afflosciata sul divano, un braccio dietro allo schienale e le gambe distese di fronte a sé, Natasha alza il viso e gli rivolge un'occhiata interrogativa.
“Se questa fosse l'ultima notte della tua vita...” le chiede Stark, intrecciando le braccia all'alteza del petto, e Steve non è ben certo di che cosa ci sia, dietro, ma è certo che debba essere una bella storia; “... come la vorresti trascorrere?”
Il sorriso di Natasha si fa divertito e sornione. Accavalla le gambe e inarca la schiena quel tanto necessario a far socchiudere lo scollo della divisa e, tra quello e il rumore del tessuto lucido che scricchiola e si tende sulle sue cosce affusolate, Steve si sente avvampare, tossisce e quasi si lascia scappare lo scudo dalle mani.
Stark ride, ma è un buon genere di risata. Punta un dito contro Natasha e lo agita un paio di volte:
“Sai una cosa, agente Romanoff, questo è un ottimo consiglio, questo è... questo è un consiglio di qualità. E a questo punto, se volete scusarmi... JARVIS, Pepper è nella torre?”
Da lì in poi, è come se si fosse spalancata una diga: Jane afferra Thor per una mano e lo tira via e Bruce bofonchia qualcosa e sparisce in direzione degli ascensori – i laboratori della dottoressa Ross, dopotutto, sono solo due piani più in basso – e Steve si lascia cadere seduto su una poltrona e si sforza di non sentirsi troppo avvilito. Non ha precisamente il tempo di deprimersi, tuttavia, prima che Natasha gli stringa due dita attorno al polso – si è alzata e si è avvicinata senza far rumore, su passi leggeri di ballerina, di assassina, quasi senza che Steve se ne accorgesse – e lo tiri nuovamente in piedi: Steve l'asseconda, sorpreso, prima di aggrottare la fronte.
“Natasha...?”
Il sorriso di Natasha è ancora un sorriso di gatta. E' quel genere di sorriso che potrebbe rivolgere ad uno dei suoi bersagli, in missione, un sorriso che nasconde i pensieri e cela la menzogna, ma c'è ad accompagnarlo quella minuscola piega degli occhi che Steve ha imparato a riconoscere come una dichiarazione d'onestà.
“Non vieni?” chiede Natasha. Gli occhi di Steve guizzano da Natasha a Clint, che non ha detto niente, non si è mosso, e in piedi accanto alla porta e li guarda entrambi con qualcosa d'indefinibile nell'espressione.
Steve apre bocca per protestare:
“Ma...”
Natasha gli posa un dito sulla bocca e qualunque cosa Steve avesse intenzione di dire si perde nel niente. Lei gli lascia andare la mano e muove due passi verso Clint e poi si gira e gli sorride ancora, invitante.
Steve li segue.

La dottoressa Foster ha detto che le letture dal ponte di Einstein-Rosen parlano chiaro: si sta aprendo, si aprirà, mancano quarantotto ore e sarà spalancato. Non c'è niente che possano fare. Mancano della tecnologia sufficiente per chiuderlo, mancano della tecnologia necessaria a ritardarne l'apertura, non possono chiedere aiuto ad Asgard, non possono fare niente che non sia aspettare e vedere che cos'è la cosa brutta, grossa e cattiva che sta arrivando a bussar loro sulla porta di casa; e ci sono cose che tutti vorremmo fare, prima, prima che, il giorno prima che il mondo finisca, che il cielo crolli, e nulla come una piccola, possibile Apocalisse in arrivo allevia le inibizioni, rende tutto più vivo e vero, più vicino.
Steve si sveglia con la bocca di Natasha premuta contro una spalla; Clint ha un braccio buttato sopra i fianchi di lei e le nocche che sfiorano l'addome di Steve, gli occhi chiusi, tutto il corpo disteso nel sonno. Il letto è caldo; JARVIS ha oscurato le finestre e le luci di Manhattan sono come pallide stelle al di là del vetro.
Clint e Natasha dormono e Steve li ascolta respirare. Per la prima volta da quando la dottoressa Foster ha aperto bocca, sente di non avere dubbi, nessuna paura, niente da temere. Domani andranno, si dice. Domani andranno tutti e torneranno tutti, integri e gloriosi.
Il mondo non finirà domattina.



Autore: Elos
Titolo: . dieci buone ragioni per prendere parte ad un festino asgardiano
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 665
Avvertimenti: //

. dieci buone ragioni per prendere parte ad un festino asgardiano



Dieci buone ragioni per prendere parte ad un festino asgardiano:
1. La birra. La birra asgardiana non è come la birra terrestre e probabilmente non è neanche birra, perché Tony dubita che su Asgard abbiano l'orzo e, se anche ce l'hanno, non è orzo-orzo, più qualcosa di alieno e chimicamente assurdo che ci assomiglia, ma in ogni caso la birra asgardiana sa di spezie e di fresco ed è proprio il genere di birra che ti aspetti possa essere versata in un boccale e sollevata verso un soffitto incrostato d'oro e agitata in un coro di oh, oh, brindiamoci su.
2. L'oh, oh, brindiamoci su non è un modo di dire. E' letterale. Su Asgard ci sono banchetti durante i quali puoi cantare e nessuno ci trova niente di strano: anzi, se riesci a non steccare sei note su sette (dico a te, Clint), tutti alzano i boccali e picchiano i pugni sul tavolo e ti invitano a tirarne fuori un'altra.
3. Durante un banchetto asgardiano tutti si aspettano che tu racconti delle storie. Non è necessario che le storie siano vere. Non è neanche necessario che siano credibili. L'unico requisito necessario è che tu le racconti come Dio comanda, che tu faccia le voci, gesticoli e infiocchetti il tutto. E' praticamente il paradiso.
4. Qualcuno rovescia accidentalmente un bel po' di brodo bollente addosso a Bruce e Hulk esce fuori nel mezzo della cena. Gli asgardiani si limitano a portare vassoi più grossi e porzioni più abbondanti, e l'amico biondo di Thor, che ha il torace largo quanto forse uno degli stinchi di Hulk, si informa educatamente se sia possibile proporsi per un giro di braccio di ferro con la forma grossa e verde del cortese dottor Banner. Posto in una situazione in cui nessuno gli sta sparando, niente sta esplodendo e tutti continuano a comportarsi come se niente fosse, Hulk se ne resta seduto sul pavimento – la sedia non è sopravvissuta alla trasformazione – e si guarda in giro con una notevole dose di perplessità.
5. Su Asgard puoi mangiare con le mani, buttare i boccali per terra e bere a garganella, e tutto quel che la gente si aspetta da te è che non passi niente a nessuno usando la mano sinistra.
6. Se anche ti dimentichi dell'ultima regola e cerchi di passare qualcosa a qualcuno usando la mano sinistra, ci sono buone possibilità che il qualcuno in questione si limiti a ringhiare: ed anche un cretino capirebbe che, in questo caso, la cosa migliore da fare è ritrarre molto, molto, molto lentamente la mano.
7. Lady Sif. E non c'è altro da dire.
8. Le Valchirie. Vedasi il punto 7.
9. Vedere Thor – mitico martellone Mjolnir in mano, cappa rossa svolazzante, armatura scintillante e tutto l'armamentario – arrossire perché si è ficcato l'equivalente di un mezzo pollo in bocca, e adesso non riesce a masticare bene e c'è sua madre che lo sta guardando con una faccia alla Questo E' Assai Inopportuno Davanti Agli Ospiti, Thor, E Non E' Così Che Ti Abbiamo Educato, non ha prezzo.
10. L'idromele. La questione è simile a quella del punto 1, ma ha il meraviglioso corollario del fatto che, a quanto pare, anche il Siero del Supersoldato può occuparsi dell'idromele asgardiano solo fino ad un certo punto. Steve trascorre metà del pasto con il naso rosso, l'espressione confusa e l'apparente incapacità di camminare in linea retta dal punto A al punto B. Tony scatta dozzine di fotografie per testimoniare l'evento e Odino in persona scende dal suo scranno, viene a farsi spiegare come funzioni la macchina fotografica annessa nello Starkphone e, alla fine della spiegazione, permette generosamente a Tony di scattargli una foto; così, adesso Tony ha trentasette scatti utili a ricattare Steve, una mezza dozzina di botti di idromele che le cucine asgardiane gli hanno entusiasticamente regalato ed una fotografia di Odino, Padre di Tutto e degli Dei, come sfondo del cellulare.
Per dirla con Thor, è invero un grandioso banchetto.
 
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Elos
view post Posted on 17/11/2013, 19:04




Autore: Elos
Titolo: . die walküre
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 670
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.

. die walküre



Le valchirie cavalcano in scena, il soprano sul palco si lancia in acuto da far vibrare i vetri e Tony quasi si lascia scappare lo Starkphone di mano. Pepper, alla sua destra, è un invito a congiungersi carnalmente e passionalmente lì ed ora nel suo vestito rosso, ma Pepper è anche presa dall'opera e assolutamente interessata a quel che si sta svolgendo sul palco del Metropolitan e per niente interessata al fatto che le orecchie di Tony hanno minacciato di implodere sette volte nell'arco degli ultimi cinque minuti.
Tenendo il telefono discretamente nascosto dalla manica della giacca, seleziona Tutti i contatti e clicca Invio.

- - -



Pling!

Messaggio da: Tony Stark
Ricevuto da: dottor B.Banner, cap. Rogers, N.R., Barton, Thor
Oggetto: AIUTO

Aiuto

Bruce inarca un sopracciglio.
“Breve e conciso, non c'è che dire. C'è la possibilità che il Met stia andando a fuoco ed abbia veramente bisogno di aiuto?”
Natasha finisce di rifinire lo strato di smalto sul pollice destro di Thor e Thor solleva la mano e osserva le sue unghie rosse con aria interessata.
“Sospetto,” replica lei senza alzare la testa, “si tratti più di un caso gravissimo di starkite acuta.”

Pling!

Messaggio da: Tony Stark
Ricevuto da: dottor B.Banner, cap. Rogers, N.R., Barton, Thor
Oggetto: AIUTO!!!

Aiuto (x2)

Steve guarda il programma de Le Valchirie – Pepper deve averne lasciato un paio sul tavolo prima di trascinare via Tony, e sono cosine eleganti in cartoncino bianco e inchiostro nero – con espressione di vago disgusto:
“Non riesco a credere che questo vada ancora di moda.”
“La trama di quest'opera che dite...” osserva Thor in tono perplesso – Natasha è passata a smaltargli le unghie della mano sinistra, e Thor è adesso parzialmente riverso in una poltrona come un re sul suo trono, “... mi sembra una buona storia di gloria e avventure.”
“Wagner era un razzista e un antisemita,” replica Steve, allontanando il programma con la punta di un dito, come se avesse paura che a toccarlo di più potesse infettargli la mano: “Questa roba andava forte, in Germania, prima della guerra.”
Thor assume l'espressione vagamente confusa di qualcuno che non ha capito un accidente, proprio no, però è troppo cortese per dirlo ad alta voce.

Pling!

Messaggio da: Tony Stark
Ricevuto da: dottor B.Banner, cap. Rogers, N.R., Barton, Thor
Oggetto: NECESSITO URGENTE SOCCORSO...

… se ancora non si fosse capito. Ora. Adesso. Dov'è il Dottor Destino quando uno ne ha veramente bisogno?

“Sapete,” afferma Clint, pigramente, mentre sono tutti occupati a guardare la schermata dei loro cellulari: “tutto ciò mi fa venire in mente un terribile piano malvagissimo.”

- - -



Il cellulare di Tony non fa pling solo perché Tony si è ricordato di metterlo in silenzioso. Ha controllato tre volte, in effetti, prima di entrare, perché gli eventi della conferenza megapalla che lui e Bruce sono riusciti a superare vivi, integri e sani di mente solo giocando a battaglia navale per l'ultima, tipo, ora e mezza, hanno comportato l'effetto collaterale di due lunghe nottate passate sul divano, perché Pepper ha Disapprovato. Non c'è molto da scherzare quando Pepper Disapprova.
Si sfila il telefono di tasca e lo controlla discretamente e praticamente si strozza con la sua stessa saliva e quando tornerà a casa li diserederà tutti e cinque, li butterà fuori dalla torre, scrocconi malefici e traditori e infamissimi bastardi:

Messaggio da: dottor B.Banner, cap. Rogers, N.R., Barton, Thor
Ricevuto da: Tony Stark
Oggetto: Ciaaaaaaao, Tony!
Allegato: Foto 1.

Divertiti tanto tanto tanto, Stark (noi lo stiamo già facendo).

In foto, hanno tutti e cinque una lattina in mano e tutte e cinque le lattine sono aperte e c'è una ciotola di pop corn dimensione piscina sul tavolo di fronte a loro e la custodia del DVD di Star Trek: la Nemesi aperta proprio lì accanto.

- - -



Pling!

Messaggio da: Tony Stark
Ricevuto da: dottor B.Banner, cap. Rogers, N.R., Barton, Thor
Oggetto: MORITE

MORITE TUTTI. VI ODIO. QUOQUE TU, BRUCE!



Autore: Elos
Titolo: . il ponte dell'arcobaleno
Fandom: Thor
Personaggi: Jane Foster
Rating: Verde
Conteggio parole: 320
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.

. il ponte dell'arcobaleno



Il ponte di Einstein-Rosen delle carte di Jane era stato un ponte fatto di numeri e stelle. Aveva avuto colonne fatte di equazioni e coperture di esperimenti ed aveva portato dalla Terra al cielo e, nella sua testa, era stato un po' come il teletrasporto di Star Trek. L'aveva immaginato così. Un bel giorno in un futuro non troppo lontano, il signor Smith si sarebbe svegliato nella sua bella casina in Ohio ed avrebbe premuto un pulsante e, signor Scott, teletrasporto!, sarebbe arrivato al suo posto di lavoro su Marte giusto in tempo per timbrare il cartellino.
Il ponte di Einstein-Rosen delle carte di Jane aveva numeri ed equazioni e idee vaghissime e lontane che prendevano forma solo nelle notti della troppa caffeina e del poco sonno. Il ponte di Einstein-Rosen aveva un senso solo nella testa di Jane.

Ma poi il ponte nel cielo si era aperto, e qualcosa ne era venuto giù, e il qualcosa che ne era venuto giù era stato un qualcuno: Jane si era trovata Thor di fronte alla macchina – letteralmente – e tutto era cambiato.
Da lì in poi, era stato come saltare su un treno in corsa.

Il ponte di Einstein-Rosen era stato numeri ed equazioni e il Bifrost era luci e colori e suoni ronzanti, il ponte dell'arcobaleno che collegava i mondi, gli universi, e da qualche parte oltre il Bifrost doveva esserci Thor – apparso e scomparso come una cometa, generando il caos, smuovendo i poli magnetici dell'ordinata Terra di Jane e trasformandoli in supernove brillanti – e Thor era importante, sicuro, ma anche il resto lo era.
C'era Thor e c'erano i mondi, tutto un universo di cose da scoprire. Così, Jane costruisce. Gli umani vivono vite brevissime, come coccinelle, come farfalle: non hanno il tempo di lasciare che gli dei costruiscano ponti per loro.

Jane Foster aprirà il ponte dell'arcobaleno, Jane. Sarà la Terra a ricostruire il Bifrost.


Autore: Elos
Titolo: . sulla strada
Fandom: Thor
Personaggi: Thor, Loki
Rating: Verde
Conteggio parole: 160
Avvertimenti: //

. sulla strada



Non aveva mai capito quanto importante fosse averlo accanto fino a quando non si era girato e non l'aveva cercato con gli occhi e Loki non era stato lì, non precisamente: tre passi indietro.
L'ombra di Loki non camminava più intrecciata alla sua e non c'era più nessuno dalla voce chiara e beffarda e gli occhi pieni di malizia e la ferocia sottile che mai – aveva creduto – mai si sarebbe rivolta come una lama contro Thor.
Non aveva mai capito quanto importante fosse averlo accanto fino al giorno in cui il Distruttore non aveva fatto terra bruciata delle sue certezze, e poi il Bifrost, la Terra, un pugnale tra le costole e una museruola d'argento.
Il vetro della cella di Loki, oggi, sembra spesso come un milione di mondi, un milione di parole e cose non dette e cose fatte e crudeltà distratte che avevano lasciato crescere l'erba e i rovi, inevitabilmente, sulla strada che li aveva uniti.


Autore: Elos
Titolo: . sensolandia
Fandom: The Avengers
Personaggi: Thor, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Tony Stark/Iron Man
Rating: Verde
Conteggio parole: 205
Avvertimenti: //

. sensolandia



Lo smalto, pensa Tony, poteva avere un senso. Lo smalto scintillava ed era una cosa che su Asgard non c'era ed era possibile che nessuno avesse spiegato a Thor che, per andare in giro con le unghie smaltate senza rischiare di dover prendere a martellate tutti i cretini che ti si fossero parati davanti, dovevi avere un cromosoma X raddoppiato.
Lo smalto, perciò, lo smalto poteva avere un senso. Ma entrare in soggiorno sulla via della cucina e trovare Natasha seduta su una poltrona e Thor comodamente piazzato sul pavimento ai piedi di lei e Thor si sta facendo spazzolare i capelli e Natasha sembra intenzionata a fargli una treccia? Questo è uscire fuori dai confini di Sensolandia, svoltare alla prima a sinistra e imboccare la superstrada per Assurdocity.
Tony se ne resta in piedi sulla porta li fissa e li fissa e li fissa, gli occhi piantati sui luuuuuunghi capelli d'oro di Thor e sul movimento ritmico delle dita di Natasha, gradevole, gli viene da pensare, sembra stranamente gradevole, fino a quando Natasha non inarca un sopracciglio e non gli chiede:
“C'è qualcosa che vorresti dire, Stark?”
Tony alza le mani – perché Tony non è un imbecille.
“A posto così, grazie.”



Autore: Elos
Titolo: . cicli
Fandom: Mitologia nordica
Personaggi: Odino
Rating: Arancione
Conteggio parole: 1000
Avvertimenti: Non per stomaci delicati. (Ab)uso di miti e fumetti vari.

. cicli



Paga con nove giorni sull'albero e la forca le rune e con un occhio la conoscenza del tutto; Mimir gli porge la brocca che porta l'acqua del sapere infinito e c'è una pietà così sconfinata, nei suoi occhi bianchi, che Odino deve chiudere il suo per non vedere; la palpebra si abbassa anche sul buco insanguinato dal quale il bulbo è stato strappato, e brucia e duole, ma la pena vera deve ancora venire.

“Certe cose non possono essere cambiate,” dice Mimir. “A certe cose, non c'è rimedio.”
Odino si strappa l'occhio, e beve, e prova a cambiarle lo stesso.

E' tutta questione di tempo, si dice. E' tutta questione di sapere.

Il primo ciclo è un tentativo. Odino sa che finirà male, ma non riesce lo stesso a non godere delle cose che ha attorno, Frigga bellissima nel suo letto che invecchia un millennio alla volta e i tre figli amatissimi e Loki magnifico e inquieto che porta il fuoco e il vento nella sua casa, e quando Loki è legato all'albero, infine, e le viscere di suo figlio gli grondano sangue e fiele addosso, Odino capisce che sarà quello a dar inizio al Ragnarok.
Quando il Ragnarok viene, è veleno e orrore e Thor cade ai piedi del suo trono e Frigga brucia in Asgard, e la luna, il sole, ogni cosa è inghiottita dai figli di Loki. Loki si erge ridendo sulle rovine della città caduta.
Il primo ciclo è un tentativo. Odino sa che finirà male, ma gode delle cose che ha attorno, vive una vita bellissima e piena, conserva il ricordo del sorriso aguzzo, tutto spigoli e silenzi, di Loki, della luce sui capelli di sua moglie, dei tre figli amatissimi e della città d'oro.

Il secondo ciclo è ancora un tentativo. Odino sa che probabilmente finirà male, ma probabilmente non è sicuramente, e così stavolta non c'è nessun albero al quale legare Loki, nessun figlio sacrificato.
Baldr muore e muore stupidamente e Odino uccide Loki, ma senza dolore.
Quando il Ragnarok viene, è veleno e orrore e Fenrir ha la bocca sporca del sangue dei figli di Odino, Hela gelida e furiosa, Frigga persa tra le fiamme, e la luna, il sole, ogni cosa è...
Il secondo ciclo è ancora un tentativo. Odino conserva il ricordo della risata di Frigga, delle mani minuscole di Baldr sulla sua veste, dei capelli rossi di Loki e di Thor.

Il terzo ciclo, così, è una prova. Odino crede d'aver capito dov'è l'errore, dov'è la mancanza: Baldr muore e Loki muore e il Ragnarok inizia, e, quando Baldr muore e Loki viene portato di fronte a lui per il giudizio, Odino chiude gli occhi e sceglie di perdonare. Il dolore per Baldr gli macera dentro e la vergogna ne inasprisce la pena e Frigga non riesce più a guardarlo allo stesso modo; i millenni scorrono come mancanti, senza felicità, senza luce, e quando il Ragnarok viene – e viene lo stesso – Loki, che non sorride da un milione di anni, ha smesso di sorridere il giorno in cui è stato perdonato, si erge su Asgard caduta e piega la testa. Thor lo abbatte lì dove si trova. E' veleno e orrore e la luna e il sole inghiottiti. Ogni altra cosa.
Il terzo ciclo è una prova e Odino credeva d'aver capito. L'occhio mancante gli pulsa nell'incavo cicatrizzato e Odino lo cerca con le dita: per un momento, un brevissimo momento, ha l'impressione di averlo ancora lì.

Il quarto ciclo, il quinto. Il sesto. Sette cicli, poi dodici e cento, cento e nove, ogni nove cicli l'universo pare riprendere la forma che aveva al principio ed è come un colpo di spugna sui tentativi di Odino, si riparte da capo, si riparte da niente, e Odino spera a progetta e costruisce, spera e immagina e prova, spera e tenta e cerca di capire e ha dato un occhio in cambio della saggezza e se avesse tenuto l'occhio, forse, adesso sarebbe più capace di prospettive, meno saggio, forse, ma più capace di vedere.
Quando il Ragnarok viene, è veleno e orrore. La luna e il sole, tutto viene inghiottito.
Tutta la sapienza del mondo non sembra in grado di cambiare le cose.

“Certe cose non possono essere cambiate,” dice Mimir. “A certe cose, non c'è rimedio.”
Odino sogna l'albero e la forca, sogna la sorgente e la brocca e l'acqua che dà la conoscenza. Tutta l'acqua della fonte di Mimir non potrebbe spegnere l'incendio ruggente di Asgard nel Ragnarok.

Odino ha perso il conto dei cicli, il giorno in cui si trova con un fagotto tra le mani: il fagotto è piccolo e blu e ha i capelli neri e gli occhi rossi e manca del sorriso aguzzo, manca dei silenzi e delle menzogne che portavano il vento e il fuoco, ma è Loki, c'è Loki là dietro.
E' stato suo fratello e suo amico e suo compagno e il suo nemico e il suo mentore e il maestro dei suoi nipoti e l'assassino dei suoi figli, Loki che porta il fuoco e che porta il Ragnarok.
Odino pensa di lasciarlo dov'è: di rimetterlo per terra, in mezzo alla neve, e di lasciare che il gelo faccia il suo lavoro. Forse questo è il ciclo giusto, pensa. Se Loki muore, così, prima di avere figli suoi, prima di lasciare eredi, prima di generare il veleno, l'orrore, prima di inghiottire il mondo...

In questo ciclo, Loki ha i capelli neri e gli occhi verdi. Il ventre di Frigga non porta bambini, non dà frutti, ma c'è un frugolino dai capelli d'oro che arriva loro dalle mani di una madre morta, e Loki che dorme nella culla, il pugno sotto il meno, il viso contratto. Frigga gli passa le mani sul capo minuscolo e Thor lo guarda dormire.
“Certe cose non possono essere cambiate,” dice Mimir. “A certe cose, non c'è rimedio.”
Lasciami provare, gli dice Odino. Tu dammi solo il tempo di provarci.



Autore: Elos
Titolo: . uroboro
Fandom: Thor
Personaggi: Odino
Rating: Verde
Conteggio parole: 395
Avvertimenti: (Ab)uso di miti e fumetti vari.

. uroboro



Se Thor è brillante, allegro e ancora dolce, pieno di vita e di energie e di quella specie di luce infinita che gli nasce da dentro – e Odino prevede che sarà difficile tenerlo lontano dall'orgoglio, Thor, che sarà difficile insegnargli ad essere umile – Loki è un bambino di silenzi e di angoli e di occhi troppo svegli.
Odino prevede che sarà difficile tenerlo lontano dalla tristezza, Loki, che sarà difficile insegnargli a non essere superbo.
Ma così, sdraiato con la pancia per terra, le mani sporche di colore e uno schizzo di rosso su una guancia, la lingua tra i denti e l'espressione assorta, così Loki dimostra solo i suoi anni, non uno di più, non uno di meno, ed è solo un bambino e Odino lo ama come fosse suo, nato dai suoi lombi, come fosse il prodotto della felicità condivisa con Frigga.
Gli si accovaccia accanto, perciò, e gli posa una mano sulla spalla:
“Cosa disegni, Loki?”
Loki alza la testa e gli sorride, e Odino sente il cuore gonfiarglisi di tenerezza, riempirsi di amore, per quel bambino piccolo e bianco che ha davanti, per il fagotto piccolo e blu che ha trovato nella neve, e mai, mai, mai, rimpiange d'averlo preso tra le braccia, quel giorno, di averlo portato nella sua casa. Averlo con loro è un dono infinito.
“Faccio magie, padre,” gli dice Loki.
E:
“Guarda!”
Al principio, Odino non crede di capire cos'è che sta vedendo: c'è un cerchio rosso sul foglio di Loki, e in certi punti il colore è più spesso, in altri più pallido, e il cerchio sembra muoversi e poi Odino mette a fuoco e non è un cerchio, quello, non è un cerchio, ha una bocca e un occhio e zanne ed è un serpente, c'è un serpente sul foglio di Loki e Loki l'ha fatto muovere.
La gola d'Odino è improvvisamente secca:
“Da dove... dove l'hai visto, Loki?”
“Nei tuoi libri, padre,” gli risponde Loki. E poi, con una sfumatura di meraviglia nella voce: “Si muove. E' magia. Ho fatto una magia.”
Il serpente che si mangia la coda, il serpente che stritola gli universi, sembra guardare Odino dal foglio, e ammiccare, e deriderlo.
Guarda, pare dire il serpente, guardami. Nasco dalle mani di tuo figlio.
Odino accarezza una spalla di Loki, e non dice niente.
 
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Elos
view post Posted on 17/11/2013, 20:36




Autore: Elos
Titolo: . la multa della rana rosa
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 725
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.

. la multa della rana rosa



Il portamonete a forma di rana rosa appare nell'ingresso dell'area comune della torre approssimativamente due settimane dopo la missione con il Dottor Destino. Non la prima missione, quella durante la quale il Dottor Destino cerca di far saltare in aria mezza Manhattan – mentre ci sono ancora alzate le impalcature seguite al tentativo di invasione di Loki, il che, da un certo punto di vista, bene, perché nessuno deve ricostruirle e si risparmia tempo, ma da un altro punto di vista, male, male, molto male, non gliel'ha mai detto la mamma a Destino che non si spara sull'ambulanza? – e i Vendicatori meno uno (perché Thor all'epoca è ancora su Asgard, a tot anni luce dalla Terra, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile e tutto quel che ne consegue) glielo impediscono, ma tre missioni che coinvolgono Destino in qualche forma e nove mesi più tardi, quando Thor ancora non è tornato, ma tutti quanti hanno cominciato a conoscersi un po' meglio, e così Tony adesso sa che Natasha si fa la ceretta e non si rade le gambe, e che marca di ceretta usa precisamente, e Steve ha sorpreso Tony e Pepper che provvedevano a battezzare (si fa per dire) il bancone della cucina in un imbarazzante pomeriggio di pioggia, e ora tutti quanti sanno che Banner e il caffè sono un'accoppiata letale, sicuro, ma il tè verde è ancora peggio, e Clint ha smesso di comunicare per monosillabi e non-espressioni e ha tirato fuori quel che doveva essere un senso dell'umorismo estremamente ben nascosto.
Il portamonete è a forma di rana perché a Bruce le rane piacciono – ah, ah, rane, rane verdi qualcuno inserisca qui una battuta sull'Hulk, presto, grooooossssa rana verde – ed è rosa perché l'agente Romanoff è una persona estremamente malvagia.
Il portamonete contiene tredici dollari dopo la prima missione post-Destino, diciannove dopo la seconda, ventisette dopo la terza e cinquantaquattro dopo la quarta. La quarta missione post-Destino coinvolge un numero imprecisato di aragoste giganti e alla fine della missione erano stati tutti estremamente stressati e molto bagnati e Thor aveva dovuto tirare fuori Tony dai rottami dell'armatura usando Mjolnir come fosse una leva.

Il portamonete a forma di rana rosa appare nell'ingresso dell'area comune della torre, dunque, dopo la terza missione del Dottor Destino; più precisamente, dopo che Natasha e Steve sono stati costretti a trascorrere qualcosa meno di centottanta minuti ascoltando Clint e Tony palleggiarsi sarcasmo, malumore e nomignoli da una parte all'altra dei ricevitori, che non sono lì per questo, Stark, dice Steve, e se non la piantate vi apro lo stomaco con un cucchiaio, dice Natasha. Bruce non dice niente: il ricevitore è andato perso, tipo, mezzo secondo dopo la trasformazione in Hulk, ed Hulk è, di conseguenza, fortunatamente ignaro di tutto ciò.
“Eeeeeeeee liscio, Barton, liscissimo, hai bisogno di un mirino? Più carote nel tuo frullato di buonumore mattutino? Un paio di occhiali?”
“Vola più da queste parti, Stark, e guarda come ti liscio la faccia.”
“Iron Man, Occhio di Falco, niente nomi in battaglia!”
“In picchiata, Iron Man, vai in picchiata, miseria dannata, cos'è, vuoi un grafico, un promemoria, stai giù e levati di torno, mi stai coprendo la visuale.”
“Occhio di Falco...”
“Eh, scusa tanto, Barton, non vorrei disturbarti, mi spiace se stanno cercando di spararmi nelle chiappe, adesso gli dico che ti stiamo coprendo la visuale e vediamo se riescono a...”
E via così. Per centottanta minuti. Centottanta minuti.
C'è gente che è morta per molto meno.

Nel portamonete va un dollaro per ogni insulto scambiato abusando dei ricevitori in battaglia. Insulti che coinvolgano riferimenti sessuali di qualsivoglia tipo costano due dollari, tre se il riferimento sessuale è esplicito e diretto, cinque se è potenzialmente traumatizzante per Steve.
La multa va messa nel portamonete personalmente e se, tutto sommato, Tony sarebbe relativamente disposto a investire tot dollari settimanali per il piacere di disturbare Clint, il pensiero di dover toccare il portamonete – rosa. A forma di rana – più del necessario lo sconvolge profondamente.
E così, bingo, l'efficacia del sistema è assicurata.

Stanno ancora cercando di decidere a quale ente benefico dare in beneficenza i dollari delle multe, ma non c'è problema: Steve conosce tutti gli enti benefici della città. No, sul serio. Tutti.



Autore: Elos
Titolo: . vero amore
Fandom: The Avengers
Personaggi: Un po' tutti
Rating: Verde
Conteggio parole: 325
Avvertimenti: Vagamente collegata all'universo di Sei variazioni sulla legge di Murphy, Segmenti e Guida pratica al Giorno Dopo. Ma proprio molto, molto, molto vagamente. E' un miscuglio del fumetto, del film e di tutto quel che mi piace del fandom, e non va presa troppo sul serio.

. vero amore



Alla fine, quando il ragazzo ossuto e brufoloso vestito da Harry Potter è stato finalmente privato della bacchetta, Natasha ha una mano piantata sulla sua spalla e due dita ficcate in quel dolorosissimo punto dove la clavicola incontra la carne (e mai incentivo a comportarsi bene fu così diretto), Hulk è seduto sulla cima di una colossale collinetta di mele e Thor sta cercando di disseppellire Mjolnir dalla suddetta, Tony si sfila l'elmetto, si gratta la nuca, si guarda intorno – New York è uno spettacolo, mele ovunque, rosse, gialle e verdi, piccole e grandi, tonde e allungate e acerbe e mature e Tony è assolutamente sicuro di averne vista una grossa come una zucca e sfumata di blu mentre sorvolava in planata l'incrocio tra la Lexington Avenue e la Trentaquattresima – e osserva ad alta voce:
“Sarebbe potuta andare peggio.”
Phil Coulson – che è riuscito a mantenersi miracolosamente pulito, malgrado il diluvio di mele che l'aspirante Grifondoro munito di magica bacchetta (sulla provenienza della quale Natasha lo interrogherà a lungo, molto, molto, molto a lungo) ha fatto piovere dal cielo, e questo, pensa Tony, questo dev'essere il suo super-potere – gli rivolge un'occhiataccia che sarebbe capace di far scappare urlando qualcuno meno avvezzo a riceverne.
Sullo sfondo, Hulk ha cominciato a ficcare la mano nella collinetta, tirarne fuori pugni di mele e ficcarsele in bocca, masticando con evidente gusto.
Tony fa guizzare le sopracciglia, due volte, fissando Coulson:
“E se fossero avvelenate?”
Coulson scavalca una pozzanghera di polpa di mele spiaccicate, attento a non insozzarsi l'orlo dei calzoni, e gli risponde senza neanche girarsi:
“E quale sarebbe il problema?”
Tony aggrotta la fronte:
“Come, prego?”
“Lo sanno tutti qual è il rimedio migliore contro le mele avvelenate.”
Come, prego?”
“Non c'è che da sperare che il dottor Banner si sia lavato i denti stamattina, Stark.”
“Era ironia, quella, Agente...?”

“Coulson?”

Coulson!”
 
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kuma_cla
view post Posted on 19/11/2013, 15:35




Come ho visto che avresti partecipato al Writing Day, ho subito deciso che avrei tenuto per ultime le tue storie, per poterle leggere con calma, tutte insieme.
Ed ora eccomi qui.
Non so dire con precisione quale mi sia più piaciuta: sono un collage di momenti diversi tra loro, che nel complesso diventano un quadro bellissimo. Si alternano spensieratezza e risate (Tony e Pepper sono i migliori) a malinconia, tristezza e angst (da Steve a Thor, senza dimenticare nessuno).
Una cosa che apprezzo, oltre alla tua bravura e al tuo modo di rendere ciò che scrivi così originale e realistico, e che mi stupisco di apprezzare è la tua versione di Steve. Capitan America è un personaggio che non mi piace e mai mi piacerà, però quando sei tu a trattarlo diventa più sopportabile e io non credevo che avrei davvero trovato qualcuno che non dico mi avrebbe fatto piacere Steve, ma almeno non odiare.
In queste storie ci sono emozioni vibranti e risate che si alternano a lacrime trattenute: se non so dirti quale mi sia piaciuta di più, so certamente dirti, però, quale mi ha fatto più ridere. Ed è "dieci buone ragioni per prendere parte ad un festino asgardiano"; bellissima e divertente!
Insomma, complimenti <3
 
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Elos
view post Posted on 22/11/2013, 11:12




Dopo la saga di Civil War, Steve Rogers ha guadagnato sei milioni di miliardi di punti, Peter Parker cinque e mezzo e Tony Stark ne ha persi, tipo, un fantastiliardo.
Non ha importanza cosa abbiano cercato di fare poi per recuperare il personaggio, Skrull, sospensioni iperspaziali, "NON SONO STATO IO!" nella miglior tradizione alla Bart Simpson, per me è stato un epic fail su tutta la linea.

Detto questo, Capitan America, gente. *_* Non sono andata a vedere il film al cinema e, dopo averlo visto in DVD, mi sarei presa a badilate dietro la nuca: non solo è stato pagato un regista, non solo è stato pagato uno sceneggiatore, ne hanno fatto un film - malgrado l'attore, carino e simpatico, ma certo non eccezionale - alla pari con Iron Man e Hulk 2 per l'impatto visivo, i dialoghi e lo sviluppo. Viene voglia di vedere il seguito. Thor è stato un fallimento totale (come l'Hulk-Del-Quale-Non-Parliamo), per quel che mi riguarda, e Iron Man 2 è - malgrado la Vedova Nera - senza infamia e senza lode (si salva solo perché l'attore lo trasforma in uno spettacolo su sé stesso, e non basta a salvare il film); ma Capitan America meritava.
La storia del personaggio, poi, è stupenda. E' a tutti gli effetti un viaggiatore del tempo: viene da un secolo passato e da un mondo in guerra ed è atterrato in un decennio complicatissimo seguito ad un cinquantennio folle. E la cosa di Peggy è, guh, strappacuore.

Non puoi capire quanto sono stata felice di leggere che Steve, in questi pezzetti, non ti dispiace.
Come ho già detto a qualcuno, mi prenderei volentieri il merito di "dieci buone ragioni", ma la triste verità è che mi è venuta in mente la scena di Thor con il pollo in bocca, e da lì la storia si è scritta da sola.

Grazie di cuore, guh!
 
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view post Posted on 21/12/2013, 17:43
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Signora delle Virgole

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Chiedo venia per il mortale ritardo, ma meglio tardi che mai, no?
Il mio primo commento è: posso saltarti addosso e amarti e non lasciarti andare mai più?
Il secondo è che sono l'una più bella dell'altra!
E io lo so, eh, lo so che tu sei un geniaccio e che ogni volta che tocchi uno di questi personaggi ne tiri fuori meraviglie, ma mi stupisci ogni volta lo stesso, perché sì, perché sei troppo brava. Perciò che ti posso dire? Sono bellissime, dalla prima all'ultima, dal portamonete rosa ai festini alcolici asgardiani, passando per i baci sotto il vischio e le cadute libere di Clint; sono bellissimi la tua Natasha un po' sfacciata e tanto felina e il tuo Steve che si indigna per La Valchiria, e sono bellissimi la tua Pepper tutta fuoco e il tuo Tony che più Tony di così si muore, e il tuo Thor che si fa intrecciare i capelli e smaltare le unghie e il tuo Odino per una volta non assente e non stronzo, ed è meraviglioso il tuo Loki che ti viene davvero da dio e non mi capacito del fatto che tu possa scriverlo così bene e temerlo così tanto. E niente, questo commento sarà privo di alcuna logica e me ne scuso, ma è pieno d'amore e spero che questo si noti. <3
 
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