Multiverso, Easter Egg Days - The Avengers

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Elos
view post Posted on 16/4/2014, 10:58




Nata per gli Easter Egg Days di Pseudopolis Yard, con il prompt viaggi nel tempo e nello spazio.
Sì, sono ancora arenata sul fandom dei Vendicatori. E' un posto felice. Feeeeelice. Felice.

Per le note della storia, ci vediamo sul fondo!

- - -





Quando accade, è un incidente. Il mutante non deve ancora essere legalmente in grado di ubriacarsi, è alto e allampanato e con le gambe e le braccia che si muovono in quattro direzioni diverse contemporaneamente - un adolescente tipico, insomma - e non aveva nessunissima intenzione di... di fare quello che fa. Di farlo con loro, specialmente.
Era stato felicemente convinto, fino a quel momento, che il suo superpotere gli permettesse di teletrasportarsi da un posto all'altro (e aveva approfittato bellamente della cosa per svaligiare una gioielleria qui, un negozio di elettronica lì, ma senza fare mai del male a nessuno, perché, hai presente, adolescente tipico, va in chiesa la domenica mattina e vive con una nonna che adora, un conto è svuotare una cassa ed un conto è mandare qualcuno all'ospedale) e quando Iron Man l'aveva acchiappato per un orecchio ed aveva cominciato a scrollarlo in mezzo alla strada, dopo che lo S.H.I.E.L.D. ci si era messo di mezzo e li aveva spediti tutti ad acciuffarlo, lui... lui, be', aveva pensato che essere altrove potesse non essere una cattiva idea. Potesse non essere una cattiva idea per niente.
Così aveva, insomma, aveva pensato altrove, ed altrove era andato, ma con Tony sempre attaccato all'orecchio, armatura e tutto il resto, e quando si guardano intorno non hanno bisogno di qualcuno che gli dica che, ovunque sia questo altrove, non è sulla cara, vecchia Terra. Non sulla loro cara, vecchia Terra, quantomeno.

E' un incidente. Gli incidenti capitano. Nel loro genere di lavoro, gli incidenti capitano spesso. E' praticamente una verità universale.
Per aggiungere incidente a incidente e dimostrare la summenzionata verità universale, il mutante si teletrasporta con Tony attaccato all'orecchio, armatura e tutto il resto, e con un contorno inaspettato di Capitan America, che si era aggrappato al braccio di Tony quando l'aveva visto cominciare a sparire.

multiverso



Apparentemente, la Terra-che-non-è-la-Terra esce fuori dritta dritta da un episodio di Resident Evil.
"Sono zombie," dice Steve. L'ha detto spesso, negli ultimi cinque minuti, in un tono che sempre più si avvicina all'isteria. Steve è eccezionalmente bravo ad adattarsi e sopravvivere, ma Tony pensa che l'inserimento di un'armata di non-morti in avanzato stato di putrefazione che se ne vanno in giro a meno di cinquanta metri da loro tra quelle che paiono proprio le rovine di New York potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. “Credevo avessi detto che gli zombie non esistono.”
“Non esistono, infatti. Non guardarli, non li stai veramente vedendo, è tutto un prodotto della tua immaginazione. E della Capcom. Ma soprattutto della tua immaginazione.”
“Quella roba di certo non esce dalla mia immaginazione. Sono certo di non aver mai immaginato nulla così. Se l'avessi immaginato, sta' pur certo che me ne ricorderei.”
Tony si schiarisce la voce:
“Ragazzino!”
Il mutante – che stava fissando uno zombie particolarmente disgustoso, con un occhio a penzoloni sulla guancia ed un braccio mozzato al di sopra del gomito, con un misto di nausea, orrore e orribile fascinazione – fa un salto alto un metro e si gira a fissare Tony con terrore.
Tony aggrotta le sopracciglia e il mutante emette un patetico versetto di panico.
Dio, sarà grasso che cola se arriva ai diciotto anni, non ha neanche la barba, è terrorizzato e un ragazzino e non sembra volesse fare quel che ha fatto, è stato un incidente, gli incidenti capitano, a loro capitano anche troppo spesso. Tony abbandona le sopracciglia aggrottate, il cipiglio e i pugni piantati sui fianchi ed agita una mano:
“Be'? Puoi riportarci indietro da qui?”
Il mutante si guarda intorno con occhi sgranati e si lascia scappare una risatina isterica:
“Non so neanche dove sia qui.”
“Be', fantastico. Puoi riportarci indietro lo stesso?”

“Uh...”
Espressione vacua, respirazione in aumento, battito cardiaco accelerato. Sembra che la ricezione dell'armatura non arrivi fino a questa Terra-che-non-è-la-Terra, e perciò non c'è JARVIS a spiegargli quel che sta vedendo, ma Tony non ha bisogno di lui per capire che il ragazzino è a due passi da un attacco di panico.
Tony l'acchiappa per una spalla e lo scrolla:
“Ragazzino! Non ora! Non qui! Panico dopo, soluzione adesso!”
Steve interviene per sottrargli il mutante dalle mani:
“Ehi, così lo rompi. Ragazzino?”
“Widget,” ansima il mutante.
Momento di silenzio.
Steve si informa, educatamente perplesso:
“Come prego?”
“Widget,” ripete il ragazzino, ostinatamente. “Mi chiamo Widget.”
“Uhm.” Le labbra di Steve prendono quella caratteristica piega che indica che sta facendo di tutto, al momento, proprio di tutto, per non ridere. E' un'espressione che Tony vede rivolta anche troppo spesso nella propria direzione. “E' il tuo vero nome?”
“Sì.”
“E' il nome che c'è scritto sulla tua carta d'identità?”
“...”
“Be'?”
“No.”
Steve non dice niente. Si limita a rivolgergli un'occhiata di aspettativa. Quell'occhiata di aspettativa è la sua arma segreta. Se potessero imbottigliarla, Tony pensa che non avrebbero bisogno di interrogare i sospettati, basterebbe loro... be', puntargli la bottiglia addosso e cederebbero in massa al potere delle aspettative di Capitan America. Capitan America si aspetta qualcosa da te. Dai a Capitan America quel che Capitan America si aspetta di ricevere, o Capitan America sarà deluso.
Ad onor del vero, il ragazzino regge un intero minuto sotto l'assalto dell'occhiata di aspettativa di Steve.
“Carlos,” mugugna alla fine. “E' Carlos.”
Tony potrebbe spiegargli che non c'è nulla di cui vergognarsi nel cedere a Steve – le montagne cedono a Steve, Nick Fury cede a Steve, diamine, Natasha cede a Steve, tutti cedono a Steve – ma hanno altre priorità, al momento.
“Be', Widget,” esclama perciò, “adesso siamo qui e ci piacerebbe veramente tanto tanto tanto non esserlo più il prima possibile. Pensi di poter fare qualcosa in proposito?”
L'espressione imbronciata lascia spazio, sul viso di Carlos, ad un vago panico. Si guarda intorno e pare nauseato.
“Non lo so. Non so neanche come... il mio potere non funziona così, io... io salto da un posto all'altro, è come in Jumper, è una ficata pazzesca, il mio potere non... non ha mai fatto niente di tutto questo. Questa non è la Terra,” bisbiglia. Sembra rendersene conto solo in quel momento, mentre lo dice, e, a giudicare dalla sfumatura verdognola assunta dalla sua faccia, il pensiero non deve piacergli per niente. “Non siamo più sulla Terra.”
“No,” conferma Tony, lentamente. “Ma saremmo tutti felicissimi di tornare ad essere da quelle parti,” afferma Tony. “Non puoi pensare, non so, casa, e saltellare in zona Terra?”
Gli occhi di Carlos si fanno enormi.
“Non lo so,” mormora, rauco.
Steve gli posa una mano sulla spalla:
“Ci puoi provare?”
Aspettative. Aspettative di Capitan America. E Carlos cede in tre, due, uno...
“Ci provo.”

Atterrano e, ehi, niente più zombie, questo va nella colonna dei pro. Ma anche, ehi, chiaramente non è casa, e ciò finisce nella colonna dei contro. Ma, soprattutto, niente zombie. Molto pro.
Questo posto potrebbe essere New York, se New York avesse un cielo costellato di satelliti a bassa quota e strisce di inquinamento fosforescente che ronzano appena sopra la linea dell'orizzonte. La Statua della Libertà appare in rovina sullo sfondo, la torcia è caduta, la faccia è ammaccata, tutta la sua espressione sembra... diversa, più cupa, e le Torri Gemelle si stagliano contro un cielo troppo scuro per essere il cielo notturno. Tutta New York è viva di luci abbaglianti. Quando Steve, Tony e Carlos appaiono nel mezzo di una strada, una dozzina di telecamere piazzate ovunque – sopra i negozi e appese ai lampioni e ad un satellite che picchia in planata verso di loro per riprenderli – si girano verso di loro.
“D'accordo, questo è...” Tony si schiarisce la voce, arretrando lentamente. “Inquietante. Preoccupante. Poco rassicurante. Qualcosa che finisce in -ante e che non va bene per niente, ragazzino, ce la filiamo?”
Se la filano.

Il terzo tentativo non va bene per niente.
Pro, alla fine del tentativo sono ancora tutti vivi e nessuno si è fatto male.
Contro, hanno il tempo di trovare un giornale e mettersi a leggere, mentre Carlos riprende fiato, perché, ehi, sono spersi su una Terra alternativa, la curiosità è umana, non sono ancora troppo preoccupati di quel che accadrà quando e se decideranno che Carlo non è effettivamente in grado di riportarli a casa, c'è un giornale in un secchio e la data è quella giusta, anche la Terra sembra quella giusta – ma non lo è – e Steve legge e legge e sembra invecchiare di un decennio per ogni riga che legge. Tony cerca di sfilargli il giornale dalle mani e Steve ci si aggrappa e Tony sa che non parleranno mai di quel che hanno letto – possibilità alternative, tutti i futuri che avrebbero potuto essere e non sono, tutte le cose che avrebbero potuto diventare e non sono diventati – e che a modo suo è peggio degli zombie.
Ci sono cose, si dice, cose che dovrebbero venire con te nella tomba.

A un certo punto, arrivano su una Terra che è un deserto di rocce aride e sabbia, New York niente più che una striscia piatta come tutte le altre, e tutto intorno a loro spuntano dal terreno ossa grosse come dovevano essere quelle dei dinosauri, femori e crani e costole e spine dorsali, solo che Tony conosce queste ossa, la conformazione della mascella, della fronte, ne conosce le dimensioni e le proporzioni e non...
“Bruce?” mormora Steve, raucamente. Ha una mano posata su uno dei crani. “Hulk?”
Scheletri ovunque. Tony ricaccia indietro la nausea. Deglutisce e afferra di nuovo il braccio di Carlos, e cerca, cerca disperatamente, di non pensare:
“Portaci via.”

Da lì in poi, perdono un po' il conto delle Terre. Ce n'è una dove Steve non è mai stato scongelato ed un'altra dove ad andare in giro è un Capitan America che ha i capelli castani e gli occhi di Steve e il naso di Peggy, dice Steve, ha il naso di Peggy. C'è una Terra dove Tony è morto, una dove i Vendicatori si sono apparentemente riuniti una prima volta per catturare Bruce, una dove non ci sono supereroi, non ci sono i loro nemici, non è né peggio né meglio di quella dalla quale provengono, solo diversa.
Si fermano per far riposare Carlos in una Terra stranamente silenziosa, stranamente spopolata, in una New York di persone dai visi rassegnati. Il cielo ha una curiosa sfumatura verde, e:
“Credo sia colpa mia,” dice Tony. Ha fatto sparire l'armatura per cercare di farli passare il più possibile inosservati.
Steve, seduto accanto a lui su una panchina con Carlos alla sua destra, un braccio buttato attorno alle spalle del ragazzo che sonnecchia, lo guarda perplesso:
“Cosa?”
Tony agita una mano in un gesto vago.
“Questo. Noi.”
“Non ti capisco.”
Tony si impone di guardare ovunque ma non verso Steve mentre risponde:
“Questo, il saltare da un universo all'altro, capisci? Credo sia colpa mia.”
Il tono di Steve è assolutamente scevro di giudizi, piano e calmo:
“Come fa ad essere colpa tua, Tony?”
“Credo sia colpa del reattore. Penso che, uuuuuhm. Mi ci vorrebbe uno schermo per spiegartelo, ma il reattore dell'armatura, sai, è pieno di vibranio.”
“Anche il mio scudo.”
“Il vibranio del tuo scudo è inerte. Il vibranio nel reattore dell'armatura non lo è.”
Non c'è più alcun reattore nel petto di Tony – Extremis ed una lunga operazione se ne sono presi cura – ma l'armatura ne contiene ancora uno. E' la cosa che lo alimenta. Il reattore Arc può non essere più il cuore di Tony, ma è ancora il cuore di Iron Man.
“E' stato un incidente,” dice Steve. “Gli incidenti capitano.”
Troppo spesso, pensa Tony. La nostra legge universale. Si mette a ridere, e Steve gli batte una goffa pacca sulla spalla.

Sulla penultima Terra che visitano, l'acqua lambisce loro i piedi, l'oceano infinito attorno a loro e la sommità di un grattacielo sotto le loro scarpe. New York è sott'acqua, e sono stati fortunati, pensa Tony, maledettamente fortunati a non arrivare sott'acqua anche loro.
Così, Carlos atterra per metà sommerso e Tony e Steve devono tirarlo fuori, annaspando, fradicio e patetico come un pulcino zuppo e Tony cerca di non pensare acqua, acqua dappertutto, troppa acqua ed è sull'orlo di un attacco di panico quando si rende conto che anche le mani di Steve tremano.
Steve è andato giù con l'aereo nel mezzo dell'Artico, deve aver ficcato la carlinga sott'acqua e aver visto i vetri rompersi, l'oceano saltargli addosso e sommergerlo e prima dell'ipotermia deve aver avuto il tempo di sentire l'acqua riempirgli i polmoni, il sale bruciargli la trachea, la bocca.
“Altrove?” propone Tony, boccheggiando.
Carlos annuisce con fervore:
“Dio, ti prego, sì.”

La Terra che viene dopo è quella giusta.



Non c'è alcool sufficiente in tutta New York, pensa Tony, per farci annegare dentro le ultime ventiquattr'ore. Carlos è stato spedito di corsa da Xavier, che ne faccia quel che crede meglio, e Bruce li ha tastati e punzecchiati ed esaminati fino a che la sua pelle non ha perso quella preoccupante sfumatura verde che precede di un minuto, generalmente, l'apparizione del loro Grande Gigante (Verde e in linea di massima, ma non farlo arrabbiare) Gentile. Sono sani. Sani come pesci. Una brutta avventura, ma ne sono emersi tutti interi. Forte. Fantastico.
Tony affonda nella pelle del divano – le linee di New York al tramonto, invasa dal traffico e caotica e un macello, riposanti e sicure e casa fuori dalle finestre della Torre – e contempla meditabondo la bottiglia dello scotch per un lunghissimo minuto, prima di versarsene un bicchiere pieno.
La voce di Steve, alle sue spalle, gli fa fare un saltello sul divano:
“Ce n'è anche per me?”
Tony deglutisce e si pianta una mano sul petto:
“Gesù, Rogers, ho un cuore malandato, fai un po' di rumore quando cammini.”
Steve aggira il divano e si siede sulla poltrona di fronte. Inarca un sopracciglio e, ehi, salve, Occhiata di Aspettativa, quanto tempo:
“Be'?”
“Cosa?”
“Ce n'è anche per me?”
Tony ci pensa su per un momento:
“Avrà qualche effetto su di te?”
Steve scrolla le spalle. Potrebbe voler dire sì, no, forse, ma Tony sa che la risposta giusta è no, nessun effetto, ma anche sì, tutto sommato, sì, l'effetto non è nell'alcool ma nel bicchiere, nel divano, stanno seduti e sono tornati indietro e certe cose se le porteranno dietro fin dentro la tomba.
Sporgendosi verso Steve, Tony gli versa un bicchiere pieno.



- - -



Un po' di appunti. Alcune delle Terre visitate da Tony, Steve e Carlos sono Terre esistenti realmente negli Universi Marvel.
La prima Terra che visitano è la celeberrima Terra 2149, anche chiamata Terra Z, conosciuta per la serie Marvel Zombie. La seconda è Terra 2099, poi abbiamo Terra 807128 (per intenderci, quella del bellissimo Old Man Logan), che riappare anche verso la fine, abbiamo un po' di what if...? vari buttati nel mezzo, e dovete essere grati che non abbia deciso di infilarci un po' di Terra 3490, perché sì. x°D
C'è anche Terra 616, ben nascosta da qualche parte. Dopotutto, su Terra 616 c'è stato un momento in cui Steve Rogers era effettivamente morto, e Tony Stark era stato il relativo responsabile della cosa...

Carlos, alias Widget, non esiste nell'Universo Marvel e non è da confondere con la versione alternativa di Kitty Pride di Terra 818 (Giorni di un futuro passato, per tutti voi che siete pronti ad andare al cinema tra un mese e poco più), alias Widget.
Il nome deriva dal fatto che la prima versione della storia, progettata in qualche momento tra le tre e mezza e le quattro del mattino (non riuscivo a dormire, gente), prevedeva l'uso di una macchina del tempo per balzare da un universo all'altro, invece che di un mutante. Ma mi è sembrata più divertente così.

Edited by Elos - 24/4/2014, 21:52
 
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view post Posted on 24/4/2014, 10:49
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Questa non l'avevo ancora commentata perché non trovavo le parole. Non è che adesso sia molto meglio equipaggiata, a dirla tutta, ma trovo che non sia giusto che una cosa così bella rimanga senza un commentino, qui in fondo, e io posso sempre limitarmi a lasciarti un luuuuuuungo applauso, chili e chili di amore liquido e un quintale extra solo per questa cosa fantastica:
CITAZIONE
Si limita a rivolgergli un'occhiata di aspettativa. Quell'occhiata di aspettativa è la sua arma segreta. Se potessero imbottigliarla, Tony pensa che non avrebbero bisogno di interrogare i sospettati, basterebbe loro... be', puntargli la bottiglia addosso e cederebbero in massa al potere delle aspettative di Capitan America. Capitan America si aspetta qualcosa da te. Dai a Capitan America quel che Capitan America si aspetta di ricevere, o Capitan America sarà deluso.

Amo ogni singola virgola, ogni singola Terra visitata, anche quelle che non conosco, e ogni singolo futuro possibile. Amo tutti i Tony, tutti gli Steve, anche quel povero ragazzino pasticcione.
Sai che c'è? C'è che sono abbastanza certa del fatto che potresti diventare un'ottima sceneggiatrice per la Marvel, se ne avessi l'occasione. E no, non sto sviolinando, ne sono onestamente convinta. :wub:
 
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Elos
view post Posted on 24/4/2014, 21:01




Dopo aver visto il secondo Capitan America e il modo in cui anche Nick Fury si affloscia quando Capitan Rogers se lo guarda con aria delusa (Tu Hai Deluso Capitan America!), mi sento ancor più giustificata per aver scritto un pezzo così. x°D
Vedere Fury che si affloscia è bellissimo. Gli si piega anche il mantellone di pelle nera. Uao, Steve, sei tutti noi.

E, oh, guh, una volta che avrò finito di gongolare (ehi, guarda, c'è una mongolfiera a forma di ego con il mio nome sopra che vola fuori dalla finestra! verso l'infinito ed oltre!) potrò ringraziarti per bene. Ci vorrà del tempo, tuttavia, mettiti comoda. :B):
 
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view post Posted on 25/4/2014, 13:24
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CITAZIONE (Elos @ 24/4/2014, 22:01) 
Dopo aver visto il secondo Capitan America e il modo in cui anche Nick Fury si affloscia quando Capitan Rogers se lo guarda con aria delusa (Tu Hai Deluso Capitan America!), mi sento ancor più giustificata per aver scritto un pezzo così. x°D
Vedere Fury che si affloscia è bellissimo. Gli si piega anche il mantellone di pelle nera. Uao, Steve, sei tutti noi.

E, oh, guh, una volta che avrò finito di gongolare (ehi, guarda, c'è una mongolfiera a forma di ego con il mio nome sopra che vola fuori dalla finestra! verso l'infinito ed oltre!) potrò ringraziarti per bene. Ci vorrà del tempo, tuttavia, mettiti comoda. :B):

*prende tè e copertina per mettersi comoda* ^_^
Credo che Steve sia l'unica persona sulla faccia del pianeta capace di far sentire sporco un uomo come Nick Fury. Lui e Stark, probabilmente, per ragioni totalmente diverse, ma Steve è l'unico che riesce e farlo afflosciare. L'unico, mi ci gioco la mia collezione di vecchi biglietti del cinema! -_-
 
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3 replies since 16/4/2014, 10:58   81 views
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