Budapest, Easter Egg Days - The Avengers

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Elos
view post Posted on 17/4/2014, 10:56




Nata per gli Easter Egg Days di Pseudopolis Yard, con il prompt imprese impossibili.

Sono un po' una fan della coppia formata da Natasha e Clint nei Vendicatori (anche se vivo del felice principio secondo il quale The Avengers NON è una storia di amore, e quindi si può serenamente scrivere una storia al proposito senza tirare in mezzo l'aMMore e le relazioni sentimental-coccolose).
Questa non è la storia su Budapest che avevo deciso di scrivere più o meno in questo periodo, ma il prompt era lì, bello bello, ed io avevo un'ora e mezza per scrivere qualcosa.

So, have a cookie! x°D

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. Budapest



“Tre caricatori per le Glock, uno per la Beretta, due coltelli, il mio taser e tredici frecce.”
Seduto sul pavimento con la schiena contro la parete dall'altra parte della stanza, Clint agita una mano all'altezza della gola, stancamente, e Natasha annuisce si corregge:
“E una garrota.”
“Due coltelli?”
Natasha socchiude gli occhi:
“Mh.”
“Dov'è finito... Nat, hai perso quello che ti ho regalato?”
Natasha inarca le sopracciglia e gli rivolge la sua miglior espressione alla dimmi che stai scherzando:
“Sai, credo proprio di averlo lasciato da qualche parte. Non riesco davvero a capire come sia potuto accadere. E' possibile che l'abbia lasciato nello stomaco del tipo che, oh, vediamo, stava cercando di strangolarti?”
“Oh. Oh, be'. Era un buon coltello.”
“Era un eccellente coltello. Ecco perché non sei stato strangolato.”
La stanza è in penombra, le persiane chiuse. La luce che filtra è la luce tinta di grigio che precede un'alba nuvolosa, fredda e umida e carica dell'odor di pioggia. Ad ogni colpo di vento, le persiane cigolano sordamente.
Clint fa strisciare un piede a terra, con una smorfia, tirandosi la gamba verso il petto; si lascia dietro una scia di sangue denso, e Natasha sa che, se cominciassero a fare il conto delle ferite, di tutti i tagli, i lividi e le fratture che gli ultimi due giorni e mezzo trascorsi a Budapest hanno provocato, non basterebbe srotolare un papiro per scrivercelo sopra.
Non ne usciranno vivi. Niente radio. Niente telefoni. Poche munizioni. Pochissime armi. Dalle fogne di Budapest sembra essere emerso tutto quel che di viscido e scuro Natasha credeva di essersi lasciata alle spalle da quando aveva preso la mano di Clint e gli aveva detto che tutto sommato, in effetti, sì, lo S.H.I.E.L.D. poteva non essere una cattiva idea, e Clint le aveva risposto che, cazzo, non era semplicemente un'idea non cattiva, era un'idea fantastica, lo S.H.I.E.L.D. passava il dentista e le ferie pagate e una mensa eccellente nella sede di New York, tranne che di mercoledì, il giorno delle orribili zuppe di farro.
A Natasha dispiace lasciarci la pelle, qui, oggi. Cinque anni prima non le sarebbe importato, ma oggi sembra importare. Oggi ha un lavoro ed un appartamento e la vita in America non è male. Ha occhi alti sopra le sue spalle, che la tengono viva, intera, e stare così, passare le giornate così...
Credeva non l'avrebbe mai avuto, ma oggi ce l'ha. Morire qui, adesso, lasciarci la pelle, non riesce a rassegnarsi.
“Natasha?”
Natasha apre gli occhi. Anche nella penombra grigia della stanza, gli occhi di Clint scintillano chiari e taglienti nel mezzo di una faccia annerita dal fango e dal sangue secco:
“Ce la facciamo, Nat,” le dice Clint, piano. Le rivolge un sorriso tutto sghembo da una parte.
“Ce la facciamo, noi due.”
E' impossibile, pensa Natasha, è una cosa impossibile. Non si può uscire vivi da Budapest. Ci lasceranno la pelle. Fine dei giorni d'America con un lavoro ed una casa e una vita e qualcuno a guardarle le spalle.
Clint si siede diritto e poi si tira in piedi – seduto, accosciato, accovacciato e dritto, tra una fase e l'altra fa del suo meglio per non fare smorfie – ed estrae una freccia dalla faretra, l'arco stretto nella mano destra.
“Sei pronta?”
Natasha ha scoperto di non essere pronta a morire, e tutto il resto è impossibile. Ma dirlo, dire questo, dire questo a Clint, non si può. Gli sorride, perciò, tutto spigoli e noncuranza, avvicinandosi alla persiana e socchiudendola di un soffio per guardare fuori.
“Pronta.”

Tredici ore più tardi, Natasha e Clint hanno perso un altro coltello, smarrito la garrotta, abbandonato la faretra vuota di Clint e finito i caricatori. Hanno sette costole incrinate in due, una fratturata, una caviglia slogata ed un totale di tredici aperture dalle quali esce sangue in qualche misura. Si sono lasciati una scia di morti alle spalle che lo S.H.I.E.L.D. farà fatica a coprire.
Sono anche fuori da Budapest, e sono ancora vivi.
 
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