Nata per gli
Easter Egg Days di
Pseudopolis Yard, con il prompt
crossover.
Ed è l'ultima e ce l'abbiamo fatta, evviva, evviva, evviva (*entusiasmo, prego*).
Adesso, partiamo dalle cose importanti: io non so assolutamente niente del
Doctor Who, se non quel poco che dalle vere fan mi è arrivato. Detto questo, la prima versione della storia comprendeva i
Pokemon. Nello specifico,
Bulbasaur. Credetemi, voi siete felici che io non abbia continuato su quella strada.
Probabilmente OOC e non particolarmente sensata. Va bene giusto per ghignare un po'
e per completare la sfida, perché sono una persona orribilmente competitiva ed andrò probabilmente molto presto all'inferno per questo.
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La comparsa di una cabina del telefono pubblica ad Harlem avrebbe probabilmente acceso comunque una lucina rossa sugli schermi dello S.H.I.E.L.D., perché, oh, salve, telefoni cellulari? Nessuno ne ha mai sentito parlare? Sotto quale sasso vi siete nascosti per gli ultimi quindici anni? Tuttavia, il fatto che la cabina del telefono in questione sia blu ed apparentemente inglese ed apparentemente vecchia ed apparentemente, be', apparentemente
apparsa dal nulla, teletrasportata nel bel mezzo del marciapiede, questo non accende una lucina rossa, questo accende tutto un fottuto albero di Natale davanti alla faccia di Nick Fury: ed è così che Tony si ritrova con il sedere catapultato al centro di Harlem in qualcosa come due decimi di secondo, perché Thor è al momento troppo occupato a pomiciare con Jane da qualche parte in Norvegia, Rogers e Romanoff sono ad una conferenza stampa dall'altra parte del Paese e Barton è in missione da superspia in Croazia – cosa che Tony non dovrebbe sapere, ma, ehi, S.H.I.E.L.D., se vuoi che i tuoi segreti restino segreti, non piazzarli su un server scoperto come le chiappe di un nudista. Nella Torre c'erano rimasti Tony e Banner, e Banner ha sentito parlare di Harlem ed ha prontamente cercato rifugio in una tazza di tè.
Il rapporto tra Bruce ed Harlem potrebbe essere condensato in un
è complicato da spiegare, tesoro.
La polizia ha transennato la zona e c'è un cordone di agenti dello S.H.I.E.L.D. a tenere i curiosi a distanza: così, a Tony non resta altro da fare, dopo che anche gli scanner di JARVIS si sono dimostrati inutili, che avvicinarsi alla porta della cabina e, be', bussare.
Al primo
toc toc non risponde nessuno. Tony si schiarisce la gola e ritenta,
toc toc. Le nocche dell'armatura producono un rumore sordo e stranamente fondo contro le porte della cabina. Il battente di sinistra si apre di una frazione e la faccia vagamente nervosa di qualcuno molto magro, troppo alto, con troppi denti, troppi capelli ed un completo giacca-camicia-fiocchetto francamente orribile si affaccia nella fessura.
“Non è un buon momento,” afferma il proprietario del fiocchetto orrendo.
Tony alza il visore dell'elmetto e rivolge all'Uomo del Fiocchetto il migliore dei suoi sopraccigli inarcati:
“Non è mai un buon momento per parcheggiare una cabina telefonica a New York, amico.”
Da dentro la cabina arriva un tonfo sordo accompagnato dal rumore di qualcosa come un fantastilione di padelle che crollano a terra tutte insieme. Il suono rimbomba in maniera preoccupante, come se lo spazio
all'interno della cabina fosse superiore di quello che c'è
all'esterno.
“Oh, cielo,” dice l'Uomo del Fiocchetto. Lo dice proprio così,
oh, cielo, con un terribile accento inglese, e Tony contempla l'ipotesi di aprire bocca e fare commenti su quanto tutto ciò sia orribilmente cliché: ma poi la cabina telefonica comincia a rigurgitare un numero consistente di grossi macchinari di forma vagamente conica muniti di spuntoni e di una terribile vocina acuta che usano per comunicare quanto sarebbero compiaciuti di poter sterminare tutti gli abitanti di Harlem, e i grossi cosi conici cercano di investire l'Uomo del Fiocchetto e di travolgere Tony nella loro fretta di uscire. E sarebbe una scena buffa, se non fosse che a) i coni spuntonati sono dotati di un considerevole arsenale e b) non si fanno problemi ad adoperarlo.
L'ora che ne segue non è per niente divertente.